Pasqua, test per il turismo: partenza incerta, mancano i voli
Aperto il 20 per cento degli alberghi. A fine maggio l’inizio della stagione Loi (Iti Hotels): «Abbiamo avuto tante richieste: la gente non può arrivare»
Sassari Vivete nella penisola o in una nazione europea. Vi viene in mente di trascorrere le vacanze di Pasqua in Sardegna: ammesso che riusciate a trovare un posto in aereo, che opzioni vi si presentano? Cercate una sistemazione in uno dei più famosi e frequentati motori di ricerca per strutture alberghiere. Inserite una serie di requisiti che ritenete insispensabili: alberghi da 2 a 5 stelle (avete spirito di adattamento), indispensabili bagno in camera, climatizzazione e, ovviamente, posti disponibili. Ne viene fuori una rosa di offerte da parte di circa 250 strutture. «Non so se siano proprio tutte strutture alberghiere. È comunque una stima attendibile - dice Paolo Manca, presidente di Federalberghi e titolare del gruppo Felix -. Siamo intorno al 20 per cento degli alberghi sardi. Nell’isola ne abbiamo un migliaio, circa 150 sono aperti tutto l’anno, dall’inizio di aprile salgono a 200 mentre il totale delle aperture arriva il 20 maggio. Ma se conti i posti letto sono molti di meno del 20 per cento perché i grandi alberghi aprono più tardi».
L’offerta, quindi, non mancherebbe. Ma riemergono i problemi di sempre: «Come si dice in questi casi? Che a Pasqua si risorge? Bene, anche gli alberghi seguono questo modello. Certo, non si può aprire tutto - dice Piero Loi, proprietario della catena di alberghi Iti Hotels -. Il nostro gruppo comincerà con due strutture nella costa centro orientale. Qualcuna è aperta tutto l’anno».
Il test pasquale però potrebbe non essere indicativo: «La Pasqua è a beneficio in gran parte dei turisti sardi, con soggiorni brevi, due giorni al massimo e un po’ di flusso per la scampagnata di Pasqua o Pasquetta con motivazione enogastronomica. Per questo sono molto poche le strutture che aprono per Pasqua».
Eppure le potenzialità per mirare più in alto ci sono: «Purtroppo per noi continua la bassa stagione - dice ancora Piero Loi -: non ci sono abbastanza voli. Rimane questo il grosso limite ed è un cane che si morde la coda. Il dilemma è: gli alberghi non aprono perché non ci sono voli o non ci sono voli perché gli alberghi non aprono? Siamo alle carenze di sempre che non ti invitano di certo a fare quanto necessario per credere davvero in questa famosa destagionalizzazione. Noi ci proviamo, ma a caro prezzo».
L’indicazione che arriva è che se ci fossero più voli ci sarebbero più turisti: «Abbiamo avuto molte richieste - continua Loi -, soprattutto nel settore degli incentive aziendali, ma poi c’è la difficoltà ad arrivare. Sinché non si risolve questo tema, sarà sempre difficile credere nella destagionalizzazione. Siamo stati subissati di richieste sin da fine aprile. Ma poi non si trovano i voli. Abbiamo appena garantiti, e con tutti i problemi del caso, i voli della continuità territoriale. Siamo stanchi noi di parlarne e voi di scriverne».
Pasqua è dietro l’angolo, ma si guarda già alla stagione estiva. Con qualche apprensione per la ormai cronica carenza di personale: «Le cose vanno un po’ meglio, anche perché abbiamo posto questa questione tra le prime attenzioni - dice Loi -. Abbiamo bel numero di collaboratori. L’impressione che colgo è che qualcosa stia cambiando. Ma in primo luogo noi imprenditori ci dobbiamo porre degli interrogativi. Dobbiamo essere a posto con la coscienza e chiederci se stiamo facendo tutto nel rispetto delle regole, nel rispetto della dignità delle persone. Su questo fronte noi stiamo investendo tanto, anche per evitare che si trovi una scusa».
«Sugli staff abbiamo ancora carenze - aggiunge Paolo Manca -, ci sono grandi ricerche soprattutto per food e beverage. La stagione si preannuncia molto positiva, gli stranieri stanno prenotando. Ci aspettiamo ora che italiani confermino i numeri degli anni precedenti e così dovremmo migliorare i risultati della stagione 2019. Potremmo quindi avere dei bei numeri di turisti, ma rischiamo di dover contingentare i servizi perché reperire risorse umane è complicato. Come ho già avuto modo di dire, mancano le figure intermedie».