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Industrie

Nobento, l’azienda di Alghero rilancia: «Non si chiude, investiamo»

di Gianni Bazzoni
Nobento,<mc> l’azienda di Alghero rilancia: «Non si chiude, investiamo»</mc>

Rimangono i timori per una bomba sociale che coinvolgerebbe 300 famiglie. Confermato un ulteriore sforzo da circa 20 milioni su nuove tecnologie produttive

01 settembre 2023
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Alghero Di crisi industriali che lasciano a terra vittime incolpevoli e impianti produttivi che da un giorno all’altro sembrano non tornare più utili a nessuno, il territorio e la Sardegna ha un campionario assortito. Negli anni sono stati pagati conti pesantissimi e di pari passo ai sogni ritrovati è cresciuta la diffidenza. Purtroppo anche da parte dei giovani, quelli che vengono formati, illusi e poi messi fuori dalla scena come se tutto questo possa essere normale, ancora di più in tempi di innovazione e di crescita digitale.

Quello che sta accadendo alla Nobento di Alghero è sicuramente un campanello d’allarme che non deve smettere di suonare e convincere tutti - anche quelli che hanno responsabilità istituzionali e politiche, che chissà perchè hanno perso improvvisamente la parola, - a mantenere alto il livello di attenzione.

In ballo ci sono oltre 300 posti di lavoro (oggi l’impresa che fa capo al patron Andrea Alessandrini impiega circa 379 dipendenti con una elevata componente di giovani under 35), il futuro di famiglie che avevano appena cominciato a respirare e si erano preparate con prudenza ad affrontare una crisi che - è vero - non risparmia nessuno. Una bomba sociale? Può essere un rischio, inutile nasconderlo. Ma al momento l’azienda che opera nella zona industriale di San Marco nel settore dei serramenti, rilancia. Ieri ha escluso la chiusura della fabbrica e ha annunciato nuovi macchinari e investimenti «per bilanciare la contrazione nazionale del comparto edilizio». Cassa integrazione per fronteggiare la crisi che Nobento sembra avere accusato in ritardo rispetto al resto del mercato, con cause da ricercare sicuramente nel blocco del 110 per cento che guarda caso era stato il motore propulsore della rapida crescita aziendale collegata allo sviluppo del comparto dell’edilizia.

«L’azienda si sta preparando – sostiene Nobento – a diventare ancora più competitiva sul mercato attraverso un nuovo piano di riorganizzazione aziendale, resosi necessario per affrontare le nuove sfide che si presentano in ragione delle mutate condizioni di mercato».

Il rapporto ruvido con il sindacato all’inizio ha reso la situazione ancora più complicata, perché nessuna azienda - per di più in crisi - può pensare di andare sola avanti alla ricerca di una salvezza che passa attraverso gli ammortizzatori sociali, nuovi piani e il coinvolgimento delle istituzioni e delle parti sociali.

«Grazie a un investimento di fondi privati pari a circa 20 milioni di euro – annuncia Nobento – verranno installate nuove tecnologie produttive . I tecnici sono già al lavoro e nei prossimi giorni verranno smantellate le vecchie linee per fare spazio alle nuove macchine altamente performati». Si cambia tutto, quindi, dopo tre anni. E se è solo crisi di un mercato “drogato” dal bonus 110 lo si scoprirà presto.

La cassa integrazione viene indicata come “tutela per i propri collaboratori”. Anche se purtroppo in mezzo ci sono ragazzi che avendo il contratto a termine non avranno neppure quella opportunità. La richiesta di cassa integrazione, in fase di approvazione da parte del Ministero, secondo Nobento è finalizzata a bilanciare il periodo di sostituzione dei macchinari. «Un’azienda intenzionata a chiudere non continua a investire. Nessuna crisi ma riorganizzazione indispensabile per un approccio sempre più innovativo». Speriamo. Intanto Nobento stima di avere in media 100 persone in cigs e annuncia la decisione di anticipare direttamente ai dipendenti l’indennità per la cassa integrazione attendendo il rimborso da parte dell’Inps.


 

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