I dati

Si svuota il mondo del lavoro: sparito un giovane su quattro

Si svuota il mondo del lavoro: sparito un giovane su quattro

Dati della Cgia: emorragia di “under 34” nell’isola, in 10 anni “spariti” quasi il 20% A livello provinciale la situazione peggiore d’Italia (-26,9%) è nel Sud Sardegna

03 settembre 2023
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Sassari Calano i giovani nel mondo del lavoro e gli under 34 sono diminuiti soprattutto nel Mezzogiorno. Lo denuncia l’Ufficio studi della Cgia. Negli ultimi dieci anni la contrazione della popolazione giovanile italiana ha interessato, in particolar modo, il sud del paese. In questa ripartizione geografica la diminuzione è stata pari a 762 mila unità (-15,1%). Seguono il Centro con -160 mila (-6,6), mentre al Nordovest (-1) e al Nordest (-0,5) la flessione è stata molto contenuta. A livello regionale, invece, è stata la Sardegna con il -19,9% a subire la flessione più importante. Dopo l’isola seguono la Calabria (-19), il Molise (17,5), la Basilicata (-16,8) e la Sicilia (-15,3). A livello provinciale la realtà che negli ultimi 10 anni ha registrato la diminuzione più importante è stata il Sud Sardegna con il -26,9%. Seguono Oristano (-24), Isernia (-22,2) e Cosenza (-19,5). In contro tendenza, invece, solo una dozzina di province. Le più virtuose sono state Trieste con il +7,9 %, Bologna con il +7,5 e Milano con il +7,3. Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa sta arrecando grosse difficoltà alle aziende. Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo. Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi il 12% degli italiani lascerà il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema. E oltre ad averne pochi, il tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico sono elevati, soprattutto nel Mezzogiorno. Insomma, i giovani sono in calo, con un livello di povertà educativa allarmante e lontani dal mondo del lavoro. Un responso che emerge in maniera evidente nel confronto con gli altri Paesi europei. È un quadro desolante che l’Italia rischia di pagare caro se non torneranno ad aumentare le nascite, gli investimenti nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale. Alla luce della denatalità in corso in Italia, appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni si dovrà ricorrere anche all’impiego degli extracomunitari. In che modo? SEcondo la Cgia bisognerebbe stabilire per legge che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con l’Italia. Il contenuto dell’accordo? Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, lo Stato lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione.

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