La Nuova Sardegna

Prezzi e qualità

Pane caro e quello a tavola non è di qualità

Pane caro e quello a tavola non è di qualità

L’analisi di Manconi, Confartigianato: dominano il surgelato e il precotto

17 ottobre 2023
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Sassari Pane caro, pane sempre meno presente nelle tavole dei sardi. E una tendenza ormai consolidata: «I consumi sono scesi già da un po’ di anni - dice Marina Manconi, tempiese, che rappresenta il settore panificazione in Confartigianato e presidente dell’associazione in Gallura -. In parte per gli aumenti dei costi, in parte per altre ragioni. Si tratta anche di una questione di costumi, di abitudini. La gente ha sempre meno tempo per uscire e spesso si rivolge agli acquisti online. Forse non a Tempio, dove abito e lavoro, ma nei grossi centri sì. Si fa ricorso così a prodotti surgelati, a lunga conservazione. Anche noi panificatori stiamo sbagliando qualche cosa, dovremmo fare una campagna più incisiva. Far passare il messaggio che è meglio consumare un prodotto giornaliero, artigiano. Le caratteristiche di un pane pieno di conservanti che non è il massimo per la nostra salute». Ma ci sono anche altri problemi: «Non si trova più personale, i ragazzi oggi non hanno molta voglia di imparare i mestieri, non hanno voglia di impegnarsi nel lavoro manuale che viene visto quasi sempre come un lavoro degradante. Peraltro, su questo la Regione è assente: con un così alto tasso di ragazzi che non finiscono la terza media si sarebbe potuto pensare a delle scuole professionalizzanti, per dei lavori specifici».

I panificatori chiedono maggiore attenzione: «Sento parlare solo di scuole alberghiere. Vanno benissimo, per carità, siamo contenti. In Sardegna il turismo è importante. Ma il turismo si basa anche su prodotti enogastronomiche che qualcuno deve pur fare. Ci vogliono scuole specifiche non solo per la ristorazione». Poi ci sono i costi, sempre più alti per le aziende: «Oltre che con il caro energia elettrica, ora dobbiamo fare i conti anche con il caro gasolio. La nostra categoria viene trattata alla stregua di nessuno. Non capisco perché gli autotrasportatori possano contare su un bonus mentre noi non abbiamo diritto a nulla. Sono paradossi che succedono e vengono purtroppo vengono sempre tralasciati. Le nostre aziende devono fare i conti con i costi di energia e carburante e finiscono per essere quasi sempre in passivo. Del resto, il prezzo del pane non può essere troppo alto. Non si può scaricare tutto sul consumatore finale. Prima panifici e forni portavano avanti i paesi, ora non più».

Infatti «le attività di panificazione stanno diminuendo anche per questioni generazionali e di personale. I vecchi non trovano chi voglia rilevare l’attività e quindi ci sono tanti panifici che chiudono» ma in generale «si sta perdendo la cultura del pane. Biglietto da visita di un ristorante per me è il cestino di pane. A volte si punta a fare piatti buonissimi, ma si trascura questo aspetto. Si propone del pane di non grande qualità oppure dei pani precotti che arrivano dall’est, conservati da 5 o 6 mesi e conservati chissà come. Tutti lo sanno, ma chiudono gli occhi. È necessario dare importanza a prodotti di qualità del territorio, così come si fa per l’olio o per il vino».


 

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