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Il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia organizza “Su fogarone de Santu Antoni”


	Un falò in onore di Sant'Antonio abate (foto di Massimo Locci)
Un falò in onore di Sant'Antonio abate (foto di Massimo Locci)

La presidente Pisano: «Anche quest’anno festeggiamo la ricorrenza». Il vicario Pulina: «Un’usanza che si tramanda in molte regioni d’Italia»

19 gennaio 2024
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Pavia «La festa si svolgerà nei modi per noi abituali: un gruppo di signore volontarie confezioneranno le tradizionali torte, mentre gli uomini penseranno al falò, che questa volta, per ragioni di sicurezza e in ottemperanza alle disposizioni comunali sulla materia, sarà di dimensioni ridotte e quasi simboliche. La serata si chiuderà con il consueto buffet offerto dal Circolo a tutti i partecipanti». È con queste parole che Paola Pisano, presidente del Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, presenta l’appuntamento tradizionale con il falò di Sant’Antonio abate, domani pomeriggio sabato 20 gennaio 2024, alle 15,30. «Nel mese di gennaio, il 17, ricorre la festa di Sant’Antonio abate – spiega Pisano –. Il Circolo ha ripreso a festeggiare la ricorrenza nel 2023, dopo due anni di sospensione a causa della pandemia. Anche quest’anno ripetiamo quella che per il Circolo è una tradizione, festeggiando la ricorrenza nei nostri modi consueti. Per ragioni di opportunità abbiamo deciso di spostare la celebrazione a sabato 20 gennaio».

«Anche quest’anno – aggiunge Paolo Pulina, vicepresidente vicario del “Logudoro” –, nella ricorrenza della festa di Sant’Antonio Abate (il santo che ha regalato il fuoco agli uomini rubando al diavolo un tizzone ardente e che, per questo, non solo in Sardegna viene chiamato “sant’Antonio del fuoco”), il Circolo organizza “Su fogarone de Santu Antoni”, secondo un’usanza che si tramanda in molte regioni d’Italia, compresa la Lombardia».

Alle ore 15,30 di sabato 20 gennaio 2024, nel cortile interno della sede del “Logudoro” (via Santo Spirito 4/A), verrà acceso un piccolo falò, attorno al quale i presenti percorreranno sei giri (che hanno un significato propiziatorio o di ringraziamento per grazie ricevute), tre volte in senso orario e tre volte in senso antiorario, tenendo tra le mani chi una bottiglia di vino e chi uno dei dolci tipici, specifici di questa festa: “sos cogones” di sant’Antonio, tipo di focacce decorate con bucce di arancia, marmellata e sapa.

«Dopo questi movimenti, i partecipanti a questo rito della più genuina tradizione sarda, utilizzando un pezzo di sughero annerito sulla brace, tracceranno il segno della croce sulla fronte» chiude Pulina.

Il coordinamento è di Paola Pisano, Gesuino Dente e Salvatore Mameli. Obrieri della festa sono la famiglia Pulina-Mirinino e Antonio Cardu. L’organizzazione di Angela Congiu. Collaboratrici: Alma Canu, Angela Errica, Giovanna Mameli, Caterina Marrocu, Maria Grazia Mugone, Assunta Poma e Maria Giovanna Sanna.

Gosos de Sant’Antoni de su vogu scritti da Grazia Tendas (originaria di Dorgali). In Sardegna i Gosos indicano dei canti di tipo devozionale dedicati ai Santi o alla Madonna.

  1. In su sempiternu Gosu / Deus t’ad chertu collocare / Sant’Antoni Gloriosu / Potad pro noi pregare
  2. D’animales protettore / Ti prego Antoni Santu / Dai chelu aggiua tantu / Su massaiu e-i su pastore / E dogni travalladore / Proteggi in particolare
  3. Su vogu chi nos ar dadu / Est simbulu de amore / Ma in arma de dolore Pro medas s’est trasformadu / Sa campagnas chi an brusadu / Non si poden pius contare
  4. A s’emigradu lontanu / Daeli fortza abbundante / Dae domo ch’er distante / Ti prego chi rested sanu / A su suolu italianu / Chi potad prestu torrare.
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