La Nuova Sardegna

In Giappone

Dentro il Seadas Flower di Tokyo, un ristorante dove tutto parla di Sardegna

di Dario Budroni
Dentro il Seadas Flower di Tokyo, un ristorante dove tutto parla di Sardegna

Nella capitale nipponica spopola il Seadas Flower Caffè. In cucina un artista giapponese. Bandiere, maschere di legno e menù a base di prodotti sardi: «Noi innamorati dell’isola»

02 febbraio 2024
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Sassari Scordatevi per un attimo riso, sakè, bacchette e pesce crudo. Fate un passo oltre la soglia e vi troverete in uno strano mondo fatto di seadas, mirto, maschere di legno e sciarpe della Dinamo. L’ultimo pezzo in ordine di arrivo è la maglia della Morese, terza categoria, girone E. Niente di troppo originale, se non fosse per un piccolo dettaglio: siamo a Tokyo, in Giappone, lungo una elegante strada illuminata da insegne e caratteri orientali. I turisti sardi che ci mettono piede rimangono per un attimo disorientati. Gian Mario Chessa, di Mores, ha provato questo strano effetto solo qualche settimana fa: «È incredibile, sembra di entrare in una specie di ambasciata sarda in Giappone». Tutto merito di un artista giapponese: si chiama Atsuyoshi Hanazawa e, insieme alla moglie Akiko Okabe, ormai alcuni anni fa ha inaugurato un locale interamente dedicato alla Sardegna. Si chiama Seadas Flower Caffè e si trova nel centro della capitale. Il resto dell’Italia e del mondo qui dentro non esiste: cibo e arredi parlano rigorosamente sardo. La seadas è il piatto principe e le pareti sono piene di quadri, magliette, bandiere e oggetti arrivati direttamente da una isola posizionata diecimila chilometri più a ovest.

La seaderia Atsuyoshi Hanazawa, artista muralista piuttosto apprezzato in Giappone, ha scoperto la Sardegna non in viaggio ma a casa sua. Alcuni anni fa è stato infatti ingaggiato per realizzare un murale a tema sulla parete di un altro ristorante sardo di Tokyo, il Tharros, aperto da un cuoco giapponese con un passato nelle cucine italiane. Lì Atsuyoshi ha assaggiato una seadas e non ha capito più nulla: si è fatto dare la ricetta, ha prenotato un biglietto ed è volato in Sardegna per saperne di più. Infine l’idea: aprire una seaderia nella capitale giapponese e ampliare l’offerta con una valanga di prodotti arrivati dalla Sardegna. «Visitiamo l’isola ogni anno, a parte il periodo Covid – spiega la moglie Akiko –. Tutti i sardi che abbiamo incontrato sono stati davvero gentili con noi e questo è un aspetto che ci ha fatto innamorare ancor di più della Sardegna. A dir la verità, qui in Giappone, ancora in pochi conoscono la vostra terra, ma chiunque assaggi la cucina sarda ne parla sempre molto bene». Seadas, ma non solo. Nel locale di Tokyo si può mangiare e bere un po’ di tutto. Gnocchetti, ravioli, miele, maialetto, vino, birra, frittelle, papassini, amaretti, fregula. Tutto secondo le ricette originali e con l’utilizzo di prodotti, per quanto possibile, arrivati dalla Sardegna. «Hanazawa prepara le seadas e altri piatti, mentre io mi concentro più sui dolci e la pasta – sottolinea Akiko –. Utilizziamo ingredienti sardi come pecorino, ricotta, sale, miele e olio d’oliva. Pian piano, giorno dopo giorno, faremo conoscere la cucina e le tradizioni sarde a più giapponesi possibile».

Non solo cibo Neanche negli agriturismi si trovano tanti richiami alla Sardegna come al Seadas Flower Caffè. Le pareti sono piene di maschere del carnevale sardo, ceste, fotografie, mappe, bandiere dei quattro mori, launeddas, taglieri in sughero, panorami, campanacci e gagliardetti con i simboli comunali. Un angolo è dedicato allo sport: ci sono un po’ di maglie della Dinamo, compresa quella con lo scudetto, e poi naturalmente le sciarpe del Cagliari. Buona parte del materiale lo hanno raccolto Atsuyoshi Hanazawa e Akiko Okabe nei loro viaggi in Sardegna, dove hanno stretto importanti amicizie con artigiani, cuochi e associazioni. Un’altra parte del materiale, invece, è stato spedito dall’isola o lo hanno portato di persona i turisti sardi in Giappone. Ogni tanto si organizzano anche eventi a tema Sardegna, l’ultimo con la partecipazione di una formazione giapponese che da qualche anno si è specializzata nel canto a tenore.

Il pellegrinaggio Succede spesso: si vola all’estero e alla fine si finisce almeno una volta in un ristorante italiano. Molti turisti in arrivo dalla Sardegna, a Tokyo, stanno facendo la stessa cosa. Non si tratta di un improvviso attacco di nostalgia: più che altro è una questione di curiosità. «Ho saputo di questo locale e, una volta programmato il mio viaggio in Giappone, ho pensato che ci sarei dovuto andare per forza – racconta Gian Mario Chessa, a Mores presidente dell’associazione culturale Litteras Antigas –. Si capisce subito di trovarsi in un posto particolare. La strada è molto chic e a un certo punto si vede un bandierone dei quattro mori a indicare il locale. Dentro tutto parla sardo e sono tantissimi i paesi, soprattutto dell’entroterra, a essere rappresentati. Il titolare, davvero un bravo artista, realizza lui stesso i disegni di tombe e nuraghi». Gian Mario Chessa, ben informato, non è partito a mani vuote. «Ho portato il gagliardetto del Comune di Mores – spiega – e anche i dépliant di Casa Calvia, cioè il museo della nostra associazione, di alcuni ristoranti del paese, della cooperativa Allevatori di Mores e di altre nostre belle realtà. Il prossimo autunno verranno in Sardegna e li ospiteremo a Mores». Tornato a casa, Gian Mario Chessa si è procurato la maglia da calcio della nuova squadra del suo paese, la Morese, l’ha impacchettata e l’ha spedita fino in Giappone. Atsuyoshi Hanazawa non ha perso tempo e l’ha subito indossata.


 

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