La Nuova Sardegna

L'inchiesta

Dalle città ai piccoli centri, in Sardegna scorre un fiume di droga

di Andrea Sini
Dalle città ai piccoli centri, in Sardegna scorre un fiume di droga

Fenomeno in crescita in tutta l’isola: si spaccia per soldi e per “infelicità”. Marijuana sempre più regina, tra coltivazione, consumo ed esportazione

10 febbraio 2024
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Sassari Zona nevralgica del Mediterraneo per la produzione di cannabis, crocevia e punto di snodo di traffici internazionali, territorio caratterizzato da un livello di depressione dal punto di vista socio-economico tale da favorire l’aumento della domanda in maniera capillare. La Sardegna è sempre più l’isola della droga, una regione nella quale la costante crescita del consumo va di pari passo con dinamiche nuove dal punto di vista dello spaccio.

Le centrali dello spaccio I centri maggiori sono storicamente le principali piazze nel quale è possibile acquistare sostanze stupefacenti. Da questo punto di vista Cagliari (in particolare le zone di Sant’Elia, Is Mirrionis e San Michele) e Sassari (centro storico, Latte Dolce e Santa Maria di Pisa) si confermano gli snodi principali, con Olbia che grazie alla presenza di porto, aeroporto e al suo dinamismo legato al turismo stagionale è diventata il terzo centro più importante per lo spaccio. Ma da qualche anno, ed è questa una delle novità, il traffico di stupefacenti è diventato un fenomeno sempre più capillare, in grado di raggiungere anche i centri più piccoli e isolati. Tra i centri secondari si segnalano, oltre a Macomer e Tempio, anche Castelsardo, Bono e Tertenia.

Perché la droga Nel libro “La felicità non abita più qui”, a cura di Antonietta Mazzette, docente dell’università di Sassari, che analizza nel dettaglio il fenomeno della diffusione dello spaccio di droga in Sardegna nell’ultimo quinquennio, colpisce in particolare il riferimento a un elemento richiamato già nel titolo. Il narcotraffico – viene sottolineato – è sempre più ramificato e si regge essenzialmente su due pilastri: il denaro e l’infelicità. Il primo inteso sia in senso strettamente economico, quanto in senso socio-culturale. L'infelicità, intesa in senso etimologico, è l'ingrediente principale di cui si nutre lo spaccio. Due gli elementi che emergono con prepotenza: da una parte il vuoto culturale in cui si trovano molti giovani insieme all’incapacità sociale di farli sentire parte integrante di una comunità. «Questa povertà e incapacità – si legge nel saggio – sono particolarmente visibili se connesse anche a una povertà materiale, presente soprattutto in alcuni quartieri urbani disagiati e in molti piccoli insediamenti sardi dove è assente qualunque offerta culturale ed aggregativa degna di nota».

I dati L’Oscrim (Osservatorio sociale permanente sull’andamento della criminalità in Sardegna, attivo dal 2013 in seno all’Università di Sassari) ha analizzato le notizie di cronaca relative allo spaccio nel periodo 2017-2022, rilevando un numero complessivo di casi di vendita al dettaglio di stupefacenti pari a 1.698, con il sequestro di 33tonnellate di sostanze proibite e il fermo di oltre 2.600 persone. Cifre che, come viene sottolineato, sottostimano in maniera sensibile il fenomeno. Per quanto riguarda i dati ufficiali, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ha registrato tra il 2021 e il 2022 una crescita esponenziale sul territorio isolano della produzione di marijuana (+498%) e di piante di cannabis (+150,62%). La marijuana, come derivato della cannabis, risulta essere la sostanza più diffusa (92,14%), cui segue a distanza l'hashish (6,37%). Le altre tipologie sono relativamente più marginali e tra esse spicca la cocaina per 1,08%, mentre l'eroina equivale allo 0,18% del totale. Dalle fonti emerge che complessivamente sono stati sequestrati 187,39 kg di cocaina. Per quanto riguarda l'eroina, il quantitativo sequestrato risulta essere di 30,578 kg.

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