Pasqua troppo “bassa”, per l’isola non ci sarà il pienone di turisti
Poca richiesta e poche strutture aperte per il 31 marzo. Gli operatori: «Siamo ancora lontanissimi dai mesi caldi»
Sassari Il primo pienone può attendere, la vera apertura della stagione anche. Non sarà una Pasqua all’insegna del turismo, quella che la Sardegna si prepara ad affrontare. Non tanto per il clima, che dopo un lungo e tiepido autunno è finalmente diventato invernale, quando per la collocazione della festività nel calendario. Una Pasqua particolarmente “bassa”, che non stuzzica la voglia di Sardegna dei turisti e che mette in particolare difficoltà gli operatori.
Troppo presto «Una pasqua il 31 Marzo è come non averla, dal punto di vista turistico», taglia corto il presidente regionale di Federalberghi, Paolo Manca. Che a poco meno di un mese dalla festività ha le idee chiarissime a proposito delle dinamiche stanno andando a innescarsi. «Purtroppo a marzo siamo ancora parecchio lontani dall’inizio della stagione estiva – dice Manca – e come data non è appetibile per le strutture organizzate, che dovrebbero di fatto aprire per poi richiudere. Oppure tenere aperto ma senza lavorare: impensabile. Pasqua non rientra nella programmazione e sino a metà aprile non ci potrà essere un vero “start”, con l’inizio dei voli e di flussi importanti. Il vero inizio della stagione sarà la settimana che inizia il 25 aprile».
L’offerta “giusta” Questo significa che gli “eroi” che arriveranno in Sardegna per Pasqua troveranno tutto chiuso? «No, perché in Sardegna c’è un 20% di strutture che restano comunque aperte tutto l’anno – spiega ancora Paolo Manca – e poi ci sarà una piccola quota di altre strutture, quantificabile nel 2-3%, che faranno comunque questo sforzo. In sostanza, per il weekend pasquale in Sardegna ci saranno circa 30 mila posti letto disponibili, che sulla base delle nostre previsioni saranno più che sufficienti per soddisfare la domanda. L’aspetto positivo che posso sottolineare è che per quanto riguarda l’estate stanno arrivando segnali molto incoraggianti».
Cercasi alternative In una regione che continua ad avere una vocazione turistica quasi esclusivamente balneare, proporre un weekend in Sardegna il 31 marzo, con un tempo incerto e assai poche alternative alla spiaggia, vendere un pacchetto non è cosa semplice. «In Sardegna continuiamo ad avere un’offerta limitata – dice Carlo Gallino, tra i fondatori di MyComp, un’azienda specializzata nel marketing turistico –. Da molti anni ormai l’apertura della stagione turistica è sempre più complicata della chiusura. Ormai è pacifico il fatto che settembre e ottobre per chi apre vanno alla grande, mentre maggio e giugno se il tempo non è bello un po’ si fa fatica. Figuriamoci poi nei mesi precedenti, o se il meteo non aiuta. Ultimamente gli stranieri stanno preferendo la coda, in generale direi che non c’è troppa propensione a venire in Sardegna quando il tempo è incerto. Nella nostra isola, parlo sempre in generale, l’offerta è limitata e le strutture sono poco organizzate per il brutto tempo. Non abbiamo un’offerta turistica pensata per offrire un’alternativa. Tutto quello che non è mare in pratica non viene neanche pensato, forse non viene considerato qualcosa che possa attirare i turisti».
Cosa offrire Cosa bisognerebbe fare, dunque? «Quando si fanno i famosi studi sul posizionamento della Sardegna nel mercato globale del turismo, bisogna tenere conto anche di questi fattori. È evidente – aggiunge Gallino – che anche per questa Pasqua qualche operatore aperto c’è, come c’è anche un flusso di prenotazioni legato al fatto che proprio in quei giorni ripartono i collegamenti con la Sardegna di alcune compagnie».
Problemi oggettivi Per le strutture organizzate in un certo modo aprire non è affatto semplice. «Chi apre così presto lo fa o perché resta attivo per 12 mesi – spiega ancora l’esperto di marketing turistico –, oppure perché ha interesse a tenersi stretti i dipendenti, perché anche questo è un ragionamento da fare. Siccome c’è carenza di forza lavoro, chi propone contratti più lunghi avrà ovviamente più possibilità di trovare i lavoratori che cerca. Ma bisogna sempre tenere presente che le strutture grandi, con tanti dipendenti, difficilmente possono permettersi di inaugurare la stagione a Pasqua e poi magari aprire per lavorare pochissimo per tutto il mese successivo. Questo è semmai un ragionamento che possono fare coloro che operano nel settore extra-alberghiero, come gli affittacamere e i b&b, dove le spese fisse per un’apertura non sono così impattanti».
In generale, dunque, per il weekend pasquale in Sardegna sarà difficile attendersi grandi numeri a livello di presenze. «Sì – conclude Carlo Gallino –, non c’è da aspettarsi alcun pienone e, al di là delle gite fuori porta, ovviamente neanche il turismo interno aiuterà, dato che noi sardi siamo pochi. Ripeto, bisogna pensare al prodotto che si vuole proporre e cercare di capire dove collocarsi come regione».
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