La Nuova Sardegna

Il reportage

A Gaza tra morti di fame, epidemie e topi. «E oltre il valico i Tir con gli aiuti fermi»

di Alessia Dalla Riva
A Gaza tra morti di fame, epidemie e topi. «E oltre il valico i Tir con gli aiuti fermi»

La deputata emiliana Stefania Ascari  e l’inferno a Rafah, al confine con l’Egitto

09 marzo 2024
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«Il ricordo più forte? Un bambino di tre anni, arrivato da Gaza con la mamma, in condizioni disperate, dilaniato dalla bomba che gli ha tranciato un arto, quando si è risvegliato chiedeva dove fosse la sua gamba». Stefania Ascari, deputata emiliana del Movimento Cinquestelle, è appena rientrata dal viaggio da Gaza dove, con una delegazione di parlamentari dell’opposizione, ha visitato il valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Ascari coordina l’intergruppo per la pace tra Israele e Palestina all’interno del Parlamento italiano e racconta che l’idea di recarsi personalmente a Rafah per testimoniare la situazione e per portare un messaggio di solidarietà era già nei programmi dell’intergruppo. È nata così la decisione di promuovere l’iniziativa di AOI (Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionali) all’interno della campagna “Emergenza Gaza” in collaborazione con Amnesty International Italia, Arci e Assopace Palestina per realizzare un invito concreto ad agire per la pace.

Testimoni Si parte. Il gruppo è formato da una cinquantina di persone tra cui 15 deputati dell’intergruppo e anche colleghi che ancora non ne fanno parte ma che vi entreranno, tutti esponenti dell’opposizione: Movimento Cinquestelle, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Con loro 12 giornalisti, che aggiornano sulla situazione sul campo, e un gruppo di cooperanti, persone che da sempre si occupano della questione mediorientale e che hanno vissuto a Gaza per tantissimi anni. Una missione di quattro giorni iniziata il 3 marzo con l’arrivo al Cairo e la visita all’ospedale italiano “Umberto I”, dove Ascari ha conosciuto suor Pina, missionaria comboniana che presta servizio in Egitto da 37 anni.

«L’ospedale accoglie numerose famiglie arrivate grazie all’aiuto delle associazioni umanitarie attive a Gaza – racconta la deputata – Oltre al bambino mutilato, ci sono mamme con bambini affetti da malattie croniche che, senza le giuste cure a Gaza sarebbero già morti. Tante donne malate di cancro grazie all’auto delle organizzazioni umanitarie sono giunte al Cairo e hanno avuto la possibilità di curarsi. Così come tanti altri malati che si sono salvati e probabilmente sarebbero morti a causa del blocco totale di farmaci, dei sanitari e dei beni di prima necessità che affligge il milione e seicentomila persone che si trova a Gaza».

Durante la prima giornata di missione la delegazione ha incontrato organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, le rappresentanze diplomatiche italiane in Egitto i rappresentanti dell’agenzia delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione mondiale della sanità, di OCHA e di OXFAM, Medici Senza Frontiere Egitto e Medici Senza Frontiere Gaza, la Mezzaluna Rossa Egitto e la Mezzaluna Rossa palestinese. La mattina del secondo giorno il pullman della delegazione si è diretto dal Cairo verso Al Arish, dove si trovano i container di aiuti umanitari raccolti grazie alle donazioni della missione “Emergenza Gaza”. Un viaggio di nove ore e il passaggio attraverso tre checkpoint dove vengono effettuati controlli di ore sotto il sole cocente. Durante lo spostamento, Youssef, uno dei cooperanti presenti, ha raccontato la sua attività di aiuto alle organizzazioni umanitarie, impegnandosi a far conoscere la realtà palestinese, fatta di detenzioni arbitrarie e controlli costanti.

Scortare i container Il giorno successivo, il viaggio prosegue da Al Arish per scortare i container che devono raggiungere il valico di Rafah, con la speranza di superarlo per consegnare gli aiuti a Gaza. «La tratta, di circa un’ora, è costellata da file interminabili di camion, – racconta ancora impressionata Ascari – molti dei quali ammassati nei parcheggi dove gli autisti sono disperati, lontani dalle loro famiglie: dall’inizio del mese di gennaio dormono e vivono dentro ai camion senza la possibilità di consegnare i carichi di aiuti». Arrivati a Rafah, Youssef racconta che ci sono solo 800 metri che separano il valico dalla città: Gaza si vede in lontananza come una prigione dove non arriva più niente. «Sul lato egiziano i magazzini sono carichi di bancali di medicinali, bagni chimici, incubatrici, bombole di ossigeno, sedie a rotelle, stampelle, generatori di elettricità: tutta merce che viene rigettata dai controlli israeliani senza una giustificazione - descrive incredula Ascari – In alcuni casi è il materiale del bancale a non essere idoneo al passaggio o in altri casi i beni, che possono essere merendine o datteri, sono ritenuti di lusso e quindi non indispensabili». Al valico l’incontro con i medici, tra cui arriva da Gaza Scott Anderson di UNRWA, agenzia delle Nazioni Unite che da 75 anni opera a Gaza.

Malattie e affollamento «I medici – prosegue Ascari – hanno spiegato qual è la situazione a Gaza, in particolare il grave problema del sovraffollamento che sta creando un disastro a livello di discariche poiché i rifiuti non vengono smaltiti, si accumulano e c’è un’infestazione di topi. Medici Senza Frontiere stima che riesca a lavarsi una persona su 600, si usa l’acqua sporca perché quella pulita non c’è, e c’è una grandissima diffusione di epidemie: 210 mila casi di diarrea, 60 mila casi di malattie della pelle, 325 mila persone affette da malattie croniche, 80 mila casi di epatite A. La mancanza di assorbenti igienici costringe le donne ad utilizzare le tende per tamponare le mestruazioni e i tessuti vengono lavati con acqua sporca causando la propagazione di infezioni. La scarsità di cibo sta portando la popolazione a contendersi addirittura il cibo per gli animali». È qui, al valico di Rafah, che Youssef riesce a incontrare per pochi istanti, tra lacrime di gioia e di dolore, la sua famiglia che è bloccata dentro Gaza. Uscire non è possibile se non pagando cifre stimate intorno ai 5mila dollari per gli adulti e 2500 dollari per i bambini. Una situazione drammatica che la delegazione di parlamentari ha constatato di persona.

«Faremo informazione concreta e la porteremo ovunque sui territori, tra la cittadinanza, nelle aule parlamentari affinché vengano fatte azioni tangibili – dice Ascari - Per rispondere a quello che è stato chiesto da tutte le organizzazioni umanitarie, ossia il cessate il fuoco immediato, l’apertura dei valichi per raggiungere Gaza, la ripresa del sostegno agli attori umanitari, il rifinanziamento di UNRWA, la realizzazione di piani di ricostruzione e il riconoscimento dello Stato di Palestina».

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