La Nuova Sardegna

Il concorso

Sicurezza stradale: la testimonianza dei genitori di Najibe Zaher, morta a Cagliari con altri tre amici

di Luciano Onnis
Sicurezza stradale: la testimonianza dei genitori di Najibe Zaher, morta a Cagliari con altri tre amici

Fra i premiati, la scuola dell’infanzia di Lula, istituto comprensivo di Bitti

07 maggio 2024
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Cagliari I genitori di Najibe Zaher - il padre Omar e la madre Merita – la ragazza di 20 anni morta lo scorso 10 settembre assieme a tre giovanissimi amici nello spaventoso incidente di viale Marconi, sono stati i testimonial dell’evento conclusivo del concorso scolastico regionale “A spasso in sicurezza”, ideato e realizzato dal Compartimento della Polizia stradale della Sardegna e condiviso con il ministero della Pubblica istruzione.

Settecento alunni e studenti provenienti da diverse zone dalla Sardegna, hanno preso parte questa mattina alla cerimonia di premiazione di classi delle scuole di primo e secondo grado che hanno partecipato al concorso, presenti autorità militari, l’Anas Sardegna, l’Aci, il Servizio Emergenza Sanitaria, l’associazione Fiab e il rappresentante dell’autodromo nazionale “Franco di Suni” di Mores.

Prima della premiazione finale nella sala congressi della fiera – fra i premiati la scuola dell’infanzia di Lula, istituto comprensivo di Bitti -, si sono svolte negli spazi fieristici all’aperto brevi lezioni di guida corretta di auto, moto e anche biciclette, pericoli da evitare, simulazioni di primo pronto soccorso medico in caso di incidenti e l’apprezzatissima rassegna di autovetture e moto storiche della polizia stradale. Molta attenzione studenti e alunni l’hanno riservata alla simulazione di una grave incidente e alle operazioni di soccorso.

«Quelle che abbiamo voluto darvi – ha detto in apertura a scolari e studenti il capo del Compartimento Polstrada della Sardegna, Giovanni Marziano – sono solo “pillole di sicurezza”. I nostri agenti, appositamente formati, vanno continuamente nelle scuole per diffondere una cultura improntata al rispetto del codice della strada, ma in particolare al rispetto della vita, sia la propria che quella altrui».

Il questore Rosanna Lavezzaro, ha parlato ai ragazzi presenti con il cuore in mano, quello di mamma. «Ascoltatemi, vi prego – ha detto nel suo appello il questore -, fate sì che a casa vostra, ai vostri genitori, non arrivi mai una telefonata che annuncia un incidente che ha coinvolto i loro figli. Quell’incidente che purtroppo, noi operatori della sicurezza stradale, non siamo riusciti a evitare. Lo so che la vostra giovane età vi porta a pensare di essere padroni del mondo e che niente di male vi può accadere, Una sensazione bellissima, inebriante, che noi tutti tempo fa abbiamo provato. Ma bisogna necessariamente conciliare con la realtà e con enormi e spesso irreversibili danni che una guida spericolata, una disattenzione, una velocità eccessiva possono provocare a voi stessi e agli altri. Vi scongiuro, riflettete».

Il direttore nazionale di Polstrada ha ricordato che gli incidenti stradali sono sempre in aumento, spesso mortali. «Nella nostra statistica degli ultimi due anni – ha detto Mastrapasqua -, emerge che la prima causa di sinistri è la distrazione data dall’uso dello smartphone alla guida. Bastano pochi metri che può avvenire di tutto. Quando si guida , non si deve far altro che guidare. Il mondo della strada è molto complesso: un ciclista, una moto, un pedone, un cane, una buca. Tutto può costituire un pericolo improvviso».

Particolarmente l’appello rivolto ai giovani, in particolare agli studenti degli istituti superiori, da Omar Zaher, padre della povera Najibe. «Quello che si crea con la perdita di un figlio è un dolore atroce, lascia un vuoto incolmabile. Nessun altro dolore può essere paragonato a questo. State attenti, siate sempre prudenti e controllate anche quel che fanno i vostri amici con cui uscite la sera, Chi ha bevuto, chi ha sonno, chi è stanco non deve mettersi al volante, Faccia guidare un amico che è lucido. Oppure chiamate i vostri genitori, anche se è notte. Saranno comunque contenti di essere stati disturbati, anche se è notte o l’alba».

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