La Nuova Sardegna

Sanità

Mater Olbia, a metà giugno apre Urologia, in futuro chirurgia toracica e robotica

di Serena Lullia
La hall dell'ospedale Mater Olbia
La hall dell'ospedale Mater Olbia

L’ ad dell’ospedale Marcello Giannico annuncia le novità del futuro prossimo e di lungo termine

30 maggio 2024
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Olbia  Urologia già da metà giugno, chirurgia toracica e chirurgia robotica in un futuro più a lungo termine. L’amministratore delegato del Mater Olbia, Marcello Giannico, sceglie il palco della presentazione del Top 1000 (l’inserto della Nuova Sardegna che scatta la fotografia delle imprese nell’isola) per anticipare alcune novità dell’ospedale privato accreditato con il sistema sanitario nazionale. «Se vogliamo lavorare in campo oncologico, Urologia è fondamentale – dice Giannico -. Il tumore alla prostata, dopo quello alla mammella, al colon e al polmone,  è uno con incidenza maggiore sulla popolazione. Urologia manca su tutto il territorio della Gallura. Da metà del mese prossimo iniziamo a fare le visite ambulatoriali e poi partiremo con la chirurgia: abbiamo trovato un team di professionisti molto qualificato. Vogliamo poi estendere la chirurgia anche a quella toracica perché anche il tumore al polmone è uno con la più alta incidenza. E questo, inevitabilmente, ci porterà ad adottare la chirurgia robotica. Ginecologia, chirurgia toracica e urologia oggi se si vogliono fare con un certo livello di qualità hanno necessità del robot chirurgico». 

Ma Mater Olbia si pone un altro obiettivo. «Diventare il primo Ircs della Sardegna, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico – sottolinea l’Ad -. Come scritto negli accordi con la Regione Sardegna. E vogliamo essere un Ircs a vocazione oncologica perché quella è la patologia più importante che dobbiamo curare evitando che i sardi vadano altrove».

Giannico non indica una data precisa ma garantisce anche l’impegno per riaprire la Stroke unit chiusa per mancanza di medici. «Purtroppo nei mesi scorsi abbiamo avuto una fuga di medici che hanno deciso di andare altrove, prevalentemente vicino ai familiari, riducendo così il numero di persone dedicate al servizio, tanto da costringerci a chiudere la stroke unit. Una cosa molto delicata perché i pazienti che oggi sono colpiti da ictus devono essere portati a Sassari. Dobbiamo reclutare nuovi neurologi. Ci sono buone prospettive. La nostra intenzione è restituire alla popolazione un servizio salvavita nel più breve tempo possibile»

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