La Nuova Sardegna

Il viaggio nei territori

Nel Montiferru tante sorgenti ma anche molti sprechi

di Piero Marongiu

	Una delle fonti di Bonarcado
Una delle fonti di Bonarcado

L’isola che muore di sete e getta l’acqua per strada

05 giugno 2024
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Bonarcado Il Montiferru, conosciuto per sue incomparabili bellezze paesaggistiche e ambientali, è ricco anche di numerose sorgenti naturali da cui sgorga acqua ottima e in grande quantità, che in buona parte si perde in una miriade di rigagnoli per poi essere assorbita dalla terra. Un vero spreco, soprattutto se si considera che la crisi idrica sta mettendo a dura prova molte aziende agricole dell’isola, i cui titolari non sanno più a quale santo votarsi per irrigare i loro campi, sempre più desolatamente asciutti.

Nel territorio di Bonarcado, ma anche in quelli di Seneghe, Santu Lussurgiu, Cuglieri e Scano di Montiferro, tutti Comuni che si affacciano sui due versanti del monte, gran parte dell’acqua che sgorga copiosa dalle profondità della terra, viene utilizzata per riempire gli abbeveratoi per il bestiame o i vasconi antincendio; nelle reti dei paesi, quelle che alimentano le abitazioni dei cittadini, non ne entra quasi nulla. Nel paese ci sono diverse fonti naturali, due si trovano praticamente nell’abitato, quelle di Binzola e su Cantaru Etzu, nel sagrato della chiesa intitolata a Santa Maria. Entrambe hanno una portata d’acqua di circa un litro al secondo d’estate, almeno tre d’inverno, quando la quantità arriva al massimo; entrambe erogano, giorno e notte, da tempo immemorabile, acqua di ottima qualità, ambita e ricercata da quanti vi si approvvigionano quotidianamente.

La fonte di Binzola, fino a qualche anno fa alimentava la rete idrica che serve le abitazioni site nella zona bassa del paese ma, da quando è stato realizzato il serbatoio, gran parte di essa finisce nelle caditoie delle acque bianche o per innaffiare gli orti. L’amministrazione comunale in carica sta lavorando da tempo per trovare una soluzione che ponga fine alla dispersione del prezioso liquido, convogliandolo all’interno di serbatoi idonei alla sua conservazione e successiva ridistribuzione. Ma per farlo occorrono fondi che il Comune non ha a disposizione. E intanto che si cercano le risorse indispensabili per finanziare i lavori, le due fonti del paese continuano ad essere meta di quanti la prelevano in grande quantità per il consumo personale e per irrigare gli ortaggi e i pomodori. Un via vai di gente, con bidoni di varia capienza e cisterne da centinaia di litri, preleva ogni giorno, gratis, un bene di tutti, prezioso e da tutelare, che invece, con buona pace di quanti fanno i conti con i problemi legati alla siccità, non viene raccolto e si perde nelle canale delle acque bianche. «La responsabilità di questa situazione è della politica, a tutti i livelli – dicono alcune persone ferme davanti alla fonte di Binzola, in attesa di riempire i loro bidoni –. L’emergenza idrica non la scopriamo oggi perché si ripete ogni anno, e non si risolve neppure convogliando l’acqua delle sorgenti nelle reti cittadine. Il problema della dispersione è dovuto alle tubature colabrodo, in molti casi vecchie di decenni. Se non si sostituiscono quelle l’acqua continuerà a disperdersi nelle strade e in campagna».

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