Guido Biavati, presidente Sass: «Prima regola: trekking mai da soli e senza acqua»
Il presidente del Soccorso alpino e speleologico della Sardegna spiega come comportarsi prima di fare questa attività
Cagliari «Se proprio non ci si vuole rivolgere a guide esperte, almeno un accorgimento bisogna seguirlo con estrema attenzione: mai fare trekking o attività simili, da soli».
Cinquantanove anni, da quattro presidente del Soccorso alpino e speleologico della Sardegna, Guido Biavati non ha dubbi: la regola numero uno per un escursionista che intende avventurarsi nei luoghi più suggestivi (ma molto spesso anche impervi) della Sardegna è quella di uscire sempre in compagnia, e possibilmente di qualche persona esperta. E la seconda regola? «Quella di avere piena consapevolezza di ciò che si sta per affrontare: a volte qualcuno si accorge che il proprio telefonino non ha campo solamente quando si è già smarrito in chissà quale luogo quasi inaccessibile», risponde ancora Biavati, grande appassionato di torrentismo, lo sport acquatico che consiste nella discesa di strettissime gole percorse da piccoli corsi d’acqua.
E a proposito di acqua, aggiunge: «Un’altra imprudenza che si commette troppe volte durante le escursioni estive in Sardegna è quella di non portarsi adeguate scorte per soddisfare la sete. La maggior parte delle persone che soccorriamo sono in stato di disidratazione. E, siccità a parte, certo qui nell’isola non è che possiamo contare su molte fonti». Ma oltre a dispensare questi utilissimi consigli di buonsenso, Biavati racconta anche la storia del Sass, iniziando da quando è nato. «Quest’anno – rivela – compiamo esattamente 50 anni, mentre a livello nazionale, sempre quest'anno, il Corpo ne compie 70: chiaramente mezzo secolo fa non eravamo strutturati come adesso. Io all’epoca ero un bambino, e immagino che l’attività di soccorso sia scaturita grazie ad appassionati che si erano ritrovati con proprie attrezzature e propri mezzi. Nel 1974 ci si chiamava per andare tutti insieme in aiuto di amici Poi pian piano siamo cresciuti sino a diventare questa realtà molto complessa e super specializzata che conta 250 operatori. Una realtà che vorremmo che si sviluppasse ancora di più: il nostro scopo è sempre quello di crescere, l’isola è molto estesa».
Il presidente Biavati prova inoltre a ricordare gli episodi che più lo hanno colpito durante la sua attività di soccorso. «Purtroppo – racconta – le situazioni che ti rimangono più in mente sono soprattutto quelle che non hanno avuto un lieto epilogo. Nel mio caso, penso quando avevamo trovato una persona ormai già morta in un torrente, o di recuperare alcuni cadaveri in una grotta. Infine – conclude Biavati – non posso dimenticare lo choc e il dolore durante l’alluvione che il 18 novembre del 2013 in Sardegna fece 16 vittime. In quella occasione io ero in servizio a Bitti, dove i morti furono tre e il paese fu davvero devastato».