La Nuova Sardegna

Le interviste

Enrico Berlinguer, attuale anche tra i millennial: ecco perché

di Stefano Ambu
Enrico Berlinguer, attuale anche tra i millennial: ecco perché

I ventenni spiegano il legame con il politico sassarese e come mai le sue parole e il suo esempio sopravvivano ancora oggi

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Cagliari Un film, magari quello di Segre. Una canzone, magari una di Gaber. Magari un libro o un’intervista di uno scrittore che parla di lui. Così Enrico Berlinguer è arrivato anche ai ragazzi nati dopo il 2000. Christian Giglio, 24 anni, studente universitario, non ha perso una parola del ricordo di Berlinguer. «Non è un legame tramandato dalla famiglia – spiega – però è un attaccamento politico e umano con il personaggio. Un legame che abbiamo in generale anche tra amici. È importante sia l’ideale politico che ovviamente la figura umana». La lezione più importante? È rimasto qualcosa? «Poco alle nuove generazioni, ma non è una risposta disfattista, credo. Invece secondo me rimane una speranza, anche banalmente quella del noi anteposto all’io. La capacità soprattutto di calarsi nella realtà organizzativa di un partito o di un movimento di persone. È quindi conoscere davvero le realtà delle persone in difficoltà. La forza di parlare con la gente. L’empatizzare è fondamentale. La politica è soprattutto questo. Poi il resto si lavora nel partito con tutti gli iscritti, con un movimento di persone che vogliono farlo diventare grande. Però è fondamentale l’empatia, secondo me». Una parola, una frase che rimane impressa di Berlinguer? «Ce ne sono tante, però per non scomodarlo preferirei utilizzare qualche frase di Giorgio Gaber, con una canzone che mi ha fatto conoscere un po’ meglio Berlinguer ed è semplice, molto banale effettivamente: qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona».

Gaia Pilia, 23 anni, studia storia. E Berlinguer per lei è un pezzo di percorso della sua vita: «Il messaggio che ha portato e che continua a portare è immortale. E speriamo che possa durare abbastanza. Di lui mi è piaciuto il fatto di essere indipendente e di aver portato il partito comunista italiano a essere praticamente accettato da tutti e a essere il secondo partito d’Italia negli anni ’70 del secolo scorso. Ma è riduttivo parlare solo di questo. Sicuramente ci sono legami affettivi ma anche ideologici, perché il messaggio morale che portava dovrebbe essere ripensato ancora oggi. Invece si percepisce sempre di più il distacco anche in relazione alla politica dei giovani, e anche il modo in cui i giovani si sentono ascoltati e rappresentati, che secondo il mio pensiero è pari a zero». D’accordo anche l’amica, anche lei studentessa di storia: «Un incontro costruttivo – ha detto –. È importante anche aver inquadrato il suo pensiero sentendo pareri inizialmente divergenti dal suo in un percorso che ci ha aiutato ad approfondire e a capire l’importanza della sua figura». 

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