La Nuova Sardegna

Identità di genere

Maria Paola Curreli: «Sono questioni che ci riguardano tutti e agli insegnanti dico: non voltatevi»

Maria Paola Curreli: «Sono questioni che ci riguardano tutti e agli insegnanti dico: non voltatevi»

L’ex dirigente scolastica è referente dell’associazione Agedo

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Sassari Dirigente scolastica in pensione, Maria Paola Curreli si è fatta amare da studenti e studentesse. Trovare apertura e ascolto tra i corridoi scolastici non è mai scontato. Lei, sassarese, già nel direttivo nazionale dell’Agedo, per esempio negli anni è stata tra coloro che si sono battuti per l’introduzione delle carriere alias nelle scuole e nelle università. Per dare cioè la possibilità a studenti e docenti transgender di essere riconosciuti con un nome e un genere diverso da quello anagrafico. In Italia oggi sono 351 gli istituti che hanno adottato un regolamento che prevede carriere alias. In Sardegna sono 26. Curreli non è coinvolta in modo diretto nelle questioni di genere. E questo è il punto più importante. Prima da preside e poi all’interno dell'associazione Genitori di omosessuali, onlus nata nel 1992, «ho seguito corsi, ho studiato. Deve essere un dovere di tutti perché non sono mai temi che coinvolgono solo una minoranza. E ci servono diritti, non privilegi».

L'attivista di diritti e politiche di genere era entrata in Agedo, ricorda simpaticamente, «nel 2002 e proprio dopo aver letto una lettera di Ettore Ciano pubblicata dalla Nuova Sardegna. Lui è stato il mio preside e nella lettera dichiarava di aver fondato la sezione dell'associazione a Sassari». Ricostituita nel 2024 proprio da Maria Paola Curreli. «Crediamo moltissimo nella prevenzione, soprattutto a scuola, per evitare un clima omonegativo o transnegativo. Se di queste persone si parla, allora è chiaro che anche adolescenti che scoprono la loro varianza di genere sanno di essere rappresentati nel mondo». Il tasso di tentativi di suicidi nella popolazione trans e omosessuale è alto, «soffrono più dei giovani cisgender ed etero perché questi ultimi sono ammessi, la loro esistenza è contemplata, per gli altri invece c'è uno stigma grande e visibile da lontano». Dopo la legge del 2017 per il contrasto di bullismo e cyberbullismo sono nati progetti che chiamano a raccolta ogni anno le scuole. In ogni istituto dovrebbe esserci un insegnante referente. «Chi è vittima di bullismo se ne vergogna e non chiede aiuto, ed è difficile trovare insegnanti che prendano in carico queste situazioni, per vari motivi. Spesso però perché non hanno conoscenze, o hanno la testa piena di stereotipi». (p.ard.)

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