L’isola dei videogiochi: il tesoro sommerso di startup, programmatori e freelance
Nell’industria videoludica sarda lavorano oltre 200 professionisti altamente specializzati
Sassari “È la Sardegna, bellezza. E tu non puoi farci niente.” Se fosse un noir, quello dei videogiochi in Sardegna sarebbe il più insolito: pochi indizi, tanti personaggi, e un grande mistero al centro – come far emergere un settore vivo, ma invisibile, quello dei sviluppatori videoludici.
«Io sono cofondatore dell’associazione Sardinia Game, nata nel 2019: organizziamo eventi e showcase per favorire networking tra professionisti», racconta Andrea Piano, game designer freelance da oltre dieci anni. Dopo gli studi lontano dall’isola, il 37enne di Carbonia ha scoperto un mondo sommerso: «Nel 2017 siamo rientrati dall’estero e ci siamo accorti che in Sardegna c’erano tanti professionisti attivi, ma la cosa che ci ha colpito è che non si conoscevano tra loro». Così nasce Sardinia Game Scene: un punto di riferimento per chi lavora nell’industria videoludica sarda, tra progettisti, animatori, sviluppatori e 3D artist che collaborano spesso da remoto con aziende italiane ed estere.
Gli fa eco Francesco Laddomada, cagliaritano di 36 anni, l’altro fondatore del progetto, game designer e sviluppatore del gioco “Roses Shoot Red, Violets Shoot Blue”: «In questi anni ci siamo resi conto che c’è tanta voglia di fare. Stiamo cercando di incentivare questo movimento». Secondo i due, oggi orbitano stabilmente nel mondo dei videogiochi circa 200 persone in Sardegna, tra sviluppatori, freelance e tecnici, oltre a chi lavora nell’indotto. Le aziende vere e proprie sono una decina. Manca però un quadro preciso: «Non ci sono dati ufficiali, vogliamo fare un censimento per raccoglierli». E anche avviare un’azienda che sviluppa videogiochi non è facile: «Il problema è partire: a livello burocratico è difficile, molto più che aprire un bar».
Eppure il potenziale c’è. «Il settore può attirare capitali stranieri», afferma Andrea, «ma manca il supporto istituzionale: non si sa nemmeno che esiste un settore nascosto che può svilupparsi». Il contesto nazionale, in effetti, si muove a un’altra velocità: in Italia il mercato del videogioco ha raggiunto i 2,3 miliardi di euro nel 2023, in costante crescita. La Sardegna, invece, è ancora all’inizio della sua evoluzione. La scena, però, è molto più dinamica di quanto suggeriscano i numeri. Il problema, semmai, è rendere sostenibile tutto questo entusiasmo.
«La settimana scorsa eravamo al all’evento nazionale First Playable. Quando mostravo il budget del nostro progetto, le cifre erano alte solo per colpa delle tasse sulle assunzioni. Un investitore mi ha detto: “Non ti conviene stare in Italia”. Ma io non voglio essere costretto ad andarmene via dalla mia terra e dai miei cari». Andrea oggi guida un team di sei persone che lavorano al suo videogioco “Janu”, con l’ambizione di far partire un progetto stabile. Sulla stessa linea anche Stefano Piras, 33 anni di Isili, sviluppatore e creatore di musica per videogiochi e ideatore del gioco “Idili”: «L’assenza di incentivi mirati e di un’attenzione politica concreta fa male, specie in una regione che potrebbe essere un laboratorio naturale per racconti, ambientazioni, mondi virtuali originali. La Sardegna ha il potenziale per diventare una grande Silicon Valley, con professionisti altamente specializzati».
Eppure la scena sarda esiste: è piccola, ma si muove. È fatta di sviluppatori freelance che lavorano da paesi e città dell’isola per studi di sviluppo internazionali. Di studenti e professionisti che sperimentano, che usano la cultura locale come ispirazione per giochi nuovi. Di comunità come Sardinia Game Scene che cercano di creare connessioni e aprire spazi di visibilità. Il passo successivo è la consapevolezza. Serve una strategia: supporto istituzionale, incentivi per l’assunzione, spazi di incubazione. Perché un settore culturale e creativo come questo non solo può generare valore economico, ma può raccontare la Sardegna in modo nuovo, attraverso linguaggi interattivi e globali. Non resta che premere Start.