La Nuova Sardegna

Sulle tracce del latitante

Blitz anche all’Elba a casa della nipote di Attilio Cubeddu

di Martina Trivigno
Blitz anche all’Elba a casa della nipote di Attilio Cubeddu

I carabinieri del comando di Livorno indagano sul passaggio del latitante nell’isola toscana

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Capoliveri (Elba) Il grande dispiegamento di forze per (provare a) trovare tracce del super latitante Attilio Cubeddu, oggi 78 anni, nome storico dell’Anonima sequestri, è arrivato anche in Toscana. In particolare a Capoliveri, all’isola d’Elba, una perla arroccata su una collina, un tranquillo borgo circondato dalle mura, una terrazza affacciata sulle acque cristalline del mar Tirreno. I militari del Comando provinciale dei carabinieri di Livorno, guidato dal comandante Piercarmine Sica, a supporto del Raggruppamento operativo speciale (Ros), sono andati a bussare alla porta di una parente del boss: si tratta della nipote della sorella di Cubeddu, Marika Monni, l’unica familiare, in linea diretta, trasferita in ambito nazionale, ma fuori dal territorio sardo. Un approfondimento investigativo che non poteva essere ignorato dai carabinieri visto che il nome del latitante è legato a doppio filo con la Toscana.

Basta riavvolgere il nastro indietro nel tempo – fino al 17 giugno 1997 – quando poco dopo le 22 tre uomini armati fecero irruzione nella villa dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini a Manerbio, a una ventina di chilometri da Brescia. Fu quello l’inizio di uno dei più brutali sequestri di persona a scopo di estorsione degli anni Novanta, rimasto impresso nell’opinione pubblica per il susseguirsi di colpi di scena, fughe di notizie e cronache in tempo reale delle trattative, scandite dai numerosi appelli lanciati dalla famiglia. Soffiantini rimase nelle mani dei suoi rapitori per 237 giorni, prima di essere liberato all’Impruneta, vicino a Firenze, il 9 febbraio del 1998 dopo il pagamento di un riscatto di cinque miliardi di lire: alcuni giorni prima aveva cercato di fuggire, vagando sui monti della Calvana, sopra Prato, ma fu catturato di nuovo dai rapitori e trattenuto ancora. E il custode dell’ostaggio fu proprio lui, Attilio Cubeddu, che all’epoca era già latitante, poi condannato anche per questo sequestro.

Ma la scia dei crimini commessi dal super latitante è lunghissima e passa anche attraverso la Toscana. Ed qui, all’Elba, nella casa dell’unica familiare di Cubeddu in linea diretta fuori dall’isola, che i militari del Raggruppamento operativo speciale (Ros) si sono messi a cercare elementi che riconducessero al boss con un obiettivo: trovare documenti e materiali di qualsiasi tipo capaci di attestare i contatti tra Cubeddu ed eventuali mediatori e al tempo stesso ricostruire un profilo genetico completo. A Capoliveri le ricerche hanno dato un esito negativo, ma la caccia continua per affidare alla giustizia quel fantasma che da 28 anni (se ancora vivo) si muove nell’ombra. Forse anche in una terra che conosce molto bene, come la Toscana.

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