Evaso, è un fantasma da 28 anni: confronto con il Dna delle figlie
Perquisite decine di abitazioni in Ogliastra
Arzana Nessuno lo vede da 28 anni, da quando non fece rientro da un permesso premio a Badu’e Carros, dove stava scontando 30 anni di carcere per il sequestro di Cristina Peruzzi. Di Attilio Cubeddu, oggi 78enne, considerato tra i latitanti più ricercati d’Italia dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, non si hanno più tracce. Ieri è stata giornata di perquisizioni in Ogliastra, alla ricerca di chi possa averne favorito la fuga e la latitanza. L’operazione è scattata all’alba sotto il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Roma. Una ventina le perquisizioni a familiari e a personaggi legati a vario titolo a Cubeddu.
Un imponente spiegamento di forze nel paese dell’entroterra ogliastrino, dove si ritiene che l’uomo possa contare su una fitta rete di connivenze sulle quali gli inquirenti continuano da anni a indagare. L’operazione ha interessato il centro abitato ma anche le campagne attorno al paese. È partita la caccia alle stanze segrete e agli angoli più nascosti in un’area in cui Attilio Cubeddu potrebbe avere avuto ospitalità, contando su una rete di fedelissimi. Le persone perquisite, oltre ai familiari più stretti, sono “vecchie conoscenze” degli investigatori anche per i loro rapporti con il latitante. L’indagine ipotizza il reato di procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso. In campo i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, i comandi provinciali di Nuoro e Livorno, il Reparto investigazioni scientifiche di Cagliari, i Cacciatori Sardegna e l'XI Nucleo Elicotteri carabinieri di Cagliari. I militari hanno rivoltato come un calzino le abitazioni di familiari e amici fidati del latitante, alla ricerca minuziosa di elementi che portino alla sua cattura. Non solo: sono stati effettuati accertamenti volti ad acquisire tracce biologiche per risalire al suo profilo genetico completo e aggiornato, che consenta l'identificazione immediata in caso di ritrovamento.
È stato prelevato il Dna alle figlie per effettuare un possibile confronto con tracce biologiche rinvenute in vari contesti investigativi. Il sospetto è che Attilio Cubeddu sia ancora vivo e non si esclude che gli inquirenti stiano seguendo una pista ben precisa che li conduca a lui. Potrebbero aver trovato un nascondiglio sicuro dove magari, in tutti questi anni, il super latitante è riuscito a curare i suoi interessi. Oppure hanno ripreso una pista già battuta che magari questa volta potrebbe valere la pena non mollare. In passato erano state tante le segnalazioni che avevano fatto pensare che Attilio Cubeddu non fosse lontano da casa. Nulla, però, era emerso. Dalla cerchia familiare mai una parola. Per ora il super latitante resta un fantasma. Nessuno è riuscito a dimostrare con certezza se sia ancora vivo. Nel corso degli anni, attorno alla sua figura, si sono rincorse tante storie, nessuna, però, è mai stata provata.
Nel 2018 si era concluso l’iter che aveva portato alla confisca della palazzina della famiglia di Attilio Cubeddu, ad Arzana, valore 400mila euro, in cui fino a poco tempo prima vivevano la moglie e alcuni familiari. Il bene, ritenuto il frutto dei sequestri compiuti dal latitante e per il quale era stato condannato in via definitiva, era stato affidato all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Un anno fa la palazzina di viale San Martino, alla periferia di Arzana, è stata destinata a nuova caserma per i carabinieri. Il blitz all’alba di ieri alimenta il sospetto che l’uomo sia ancora vivo, protetto da una rete di fedelissimi sui quali, evidentemente, ha sempre potuto contare.