La Nuova Sardegna

Il caso

Mafiosi a Uta, l’isola insorge: «Nordio risponda in aula»

di Paolo Ardovino
Mafiosi a Uta, l’isola insorge: «Nordio risponda in aula»

In arrivo nel carcere, già strapieno, 92 detenuti sottoposti al 41-bis. Todde e i parlamentari sardi attaccano il ministro della Giustizia

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Cagliari Scoperta la circolare con cui il ministero della Giustizia ha informato le alte cariche dell’isola sull’arrivo di ben 92 detenuti sottoposti al regime del 41-bis nel carcere di Uta, la politica sarda fa muro. Per i parlamentari di centrosinistra è una decisione «gravissima» e «inaccettabile»: lo dicono Marco Meloni e Silvio Lai del Pd. Loro e la deputata Avs Francesca Ghirra hanno già presentato interrogazioni urgenti sulla scrivania del ministro Nordio, il gruppo regionale M5s dice che lo farà a breve. La comunicazione del governo allarma tutti, per prima la presidente della Regione Todde, intervenuta per chiedere un confronto, finora evitato, tra le parti.

Il carcere

La casa circondariale Ettore Scalas si trova in un’area isolata nella zona industriale di Macchiareddu, dista 11 minuti di auto dal municipio di Uta. Assemini e Capoterra sono a due passi, dista 19 minuti piazza Yenne, per dire, fulcro di Cagliari. Il capoluogo di regione. Secondo il report dell’associazione Antigone, la presenza di detenuti al giugno 2025 supera di molto la capienza (689 su 561 posti). La voce «Numero persone in regime ex 41 bis» è a zero. A breve sarà novantadue. «Il 18 giugno ho scritto al ministro Nordio per esprimere preoccupazioni chiare e legittime – le parole sono di Todde –. Nessuna risposta». In quell’occasione due direttori generali del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia fecero visita al carcere di Uta. Uno di loro, Ernesto Napolillo, responsabile della Direzione generale detenuti e trattamento, ha scritto alle autorità sarde per comunicare la decisione del trasferimento. La garante regionale dei detenuti, Irene Testa, fa i conti: «Durante la visita di due giorni fa al carcere di Uta erano presenti 140 agenti di polizia penitenziaria per tutto l'istituto, stremati dai turni e costretti a lavorare al caldo nelle sezioni. Tolto questo periodo di ferie estive prestano servizio 314 agenti effettivi a fronte di 394 previsti per legge. Non ci sono celle a disposizione per ospitare situazioni critiche. Non c'è chi dovrebbe fornire i farmaci ai detenuti. Mancano medici e personale di ogni tipo».

Le reazioni

Dai banchi della Camera volano critiche indirizzate al ministro Carlo Nordio. «Preoccupa il suo silenzio al riguardo, gli chiediamo di risponderci in parlamento, ricordandogli intanto che la polizia penitenziaria nell'isola è già sotto organico. Venerdì scorso ho dovuto aspettare a lungo per accedere nel penitenziario di Uta perché ben 56 agenti erano occupati in ospedale a piantonare 7 detenuti», fa sapere Francesca Ghirra, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra.

Il deputato dem Silvio Lai è netto: «Il governo Meloni decide in solitaria. È una decisione gravissima che rischia di trasformare Uta in un hub nazionale del carcere duro. La Sardegna arriverebbe a concentrare quasi un quarto dei detenuti più pericolosi in Italia». Il senatore Marco Meloni rincara: «Nessun territorio può essere trattato come un semplice esecutore passivo di decisioni calate dall'alto». La Sardegna, spiega, «è stata definita dalla magistratura territorio a rischio di radicamento mafioso» e questo maxi trasferimento «significa creare le condizioni per un’escalation criminale». Chiedono «trasparenza, garanzie sulla sicurezza del personale e delle comunità locali, e il rispetto dovuto a una regione che ha già dato molto, anche sul piano carcerario» i parlamentari sardi M5s Ettore Licheri, Sabrina Licheri, Susanna Cherchi e Mario Perantoni. L’ex presidente del consiglio regionale Michele Pais (Lega) rispolvera una lettera che a gennaio 2023 inviò a Nordio dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, «con un certo rammarico» all’ipotesi che potesse essere dirottato nell’isola visto un «numero ormai eccessivo di carcerati sottoposti al medesimo regime nelle strutture presenti nel territorio sardo». Quello è stato solo uno spauracchio. Oggi i 92 detenuti al 41-bis in arrivo si aggiungono ai 6 presenti a Badu’e Carros a Nuoro e ai 91 a Bancali. 

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