La Nuova Sardegna

Il report

Sanità, record negativo nell’isola: un sardo su cinque rinuncia alle cure per costi troppo alti

Sanità, record negativo nell’isola: un sardo su cinque rinuncia alle cure per costi troppo alti

Il nuovo rapporto Gimbe evidenzia profonde disuguaglianze territoriali e un crescente divario tra Nord e Sud nel diritto alla salute

2 MINUTI DI LETTURA





Sassari Cresce la spesa sanitaria in Italia, ma aumenta anche la quota di cittadini che rinuncia alle cure. Secondo l’8° Rapporto Gimbe sul Servizio sanitario nazionale, presentato oggi, mercoledì 8, alla Camera, nel 2024 la spesa complessiva ha raggiunto 185,1 miliardi di euro, di cui 137,4 miliardi pubblici e 47,6 privati. Di questi ultimi, oltre l’86 per cento è stato pagato direttamente dalle famiglie, mentre solo il 13 per cento è stato intermediato da fondi o assicurazioni.

Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, ha evidenziato che “la spesa delle famiglie è arginata da fenomeni che riducono l’equità dell’accesso alle cure e aggravano le condizioni di salute, come la rinuncia a prestazioni per motivi economici”.

In Sardegna il dato più alto d’Italia

La situazione appare particolarmente critica nel Mezzogiorno e in Sardegna. Nell’isola, il 17,7% della popolazione – quasi 1 persona su 5 – ha rinunciato nel 2024 a cure o visite mediche, il valore più alto a livello nazionale. La media italiana si ferma al 9,9%, con un minimo del 5,3% nella provincia autonoma di Bolzano. Il fenomeno, spiegano i ricercatori, è legato anche all’aumento della povertà assoluta, che nel 2023 ha coinvolto 2,2 milioni di famiglie (8,4%), riducendo la capacità di spesa sanitaria delle fasce più fragili.

Servizi pubblici diseguali e mobilità sanitaria Il rapporto certifica una sanità italiana sempre più divisa. Solo 13 regioni hanno rispettato nel 2023 i Livelli essenziali di assistenza (LEA). Tra le regioni meridionali, la Sardegna si salva insieme a Puglia e Campania, mentre altre restano indietro. La disuguaglianza si riflette nella mobilità sanitaria, che nel 2022 ha movimentato oltre 5 miliardi di euro: il 94% del saldo positivo è concentrato in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre le regioni del Sud — con l’eccezione parziale della Sardegna — continuano a perdere risorse e pazienti.

Gap di aspettativa di vita La “frattura strutturale” tra Nord e Sud incide anche sulla longevità. L’Istat stima per il 2024 un’aspettativa di vita media di 83,4 anni, ma con un divario di tre anni tra la provincia autonoma di Trento (84,7) e la Campania (81,7). 

Cartabellotta: “Si rompe il patto tra cittadini e istituzioni” Per Cartabellotta «l’aumento della spesa privata rompe il patto tra cittadini e istituzioni: milioni di persone sono costrette a pagare la sanità di tasca propria o, se indigenti, a rinunciare alle cure, senza più la certezza di poter contare su un servizio pubblico equo e universale». Un quadro che, per la Sardegna, richiama l’urgenza di rafforzare la rete territoriale e ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi, per evitare che la distanza geografica e la fragilità economica si trasformino in barriere alla salute.

Primo piano
L’operazione “Termine”

La rete del narcotraffico: telefoni fantasma, squilli in codice, mai “fare nomi”, il sistema basato sul terrore - Le intercettazioni

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative