Tassa di soggiorno: l’isola boccia l’aumento di 2 euro voluto dal Governo
L’ulteriore balzello previsto nel decreto “Anticipi”. In rivolta politici e operatori: «Vogliono fare cassa sulle spalle del turismo»
Sassari Doveva essere una misura una tantum, al punto che l’approccio del 2024 era stato “In occasione del Giubileo...”. Invece, la decisione di aumentare l’imposta di soggiorno sembra destinata a diventare una misura strutturale, una nuova ma stabile e ricca fonte d’entrate per le casse statali. Il governo lo ha messo nero su bianco sul decreto “Anticipi”, misura approvata dal consiglio dei Ministri che verrà collegata alla prossima finanziaria, in cui è scritto che la tassa di soggiorno aumenterà di due euro praticamente in tutti i comuni turistici d’Italia ma dove è anche scritto che il 70% degli incassi aggiuntivi potranno essere destinati ai classici “interventi in materia di turismo” e che il restante 30% andrà “al fondo per l’assistenza ai minori allontanati dalle famiglie per provvedimento dei giudici e all’inclusione degli alunni disabili”. Un disastro urbi et orbi. Le lamentele sono arrivate da sindaci e operatori turistici, anche se per motivi diversi. L’unica cosa su cui tutti convergono è che il decreto Anticipi debba essere corretto prima che sia troppo tardi. Meglio se subito, in sostanza.
La politica Daniela Falconi, presidente di Anci Sardegna, riporta le preoccupazioni dei sindaci: «I fondi per la gestione dei minori allontanati dalle famiglie sono un grande problema per i Comuni – spiega –, un problema che pesa enormemente sui bilanci e che in alcuni casi complica la stabilità economica. Con questa decisione sembra che il Governo voglia scaricare sui Comuni il peso di una spesa che spetta allo Stato. Per di più lo fa creando un disagio sia alle imprese turistiche sia ai visitatori che saranno costretti a spendere di più per le loro vacanze. Sembra che per risolvere un problema ne abbiano creato almeno due». Anche l’assessore regionale al Turismo, Franco Cuccureddu, boccia l’aumento della Tassa di soggiorno: «Le tasse per loro natura devono avere una finalizzazione precisa. L’imposta di soggiorno deve garantire la qualità dell’esperienza turistica e la qualità della destinazione. Deve essere questa la sua finalità. Lo dico anche per chi la usa per abbassare o per abbattere la Tari. Sono maniere inopportune ma se dovesse cambiare la utilizzerei per finanziare le Dmo, le organizzazioni che gestiscono, sviluppano e promuovono una destinazione turistica», conclude Cuccureddu.
Gli operatori «È un palese invito a fare cassa sulle spalle del turismo – attacca Paolo Manca, presidente di Federalberghi – e si utilizza uno strumento nato per sostenere il turismo per finalità che non hanno niente a che vedere con la qualità della destinazione. Ed è sconcertante che i Comuni di Lombardia e Veneto possano chiedere fino a 5 euro in più per finanziare le Olimpiadi di Cortina». Per non parlare dei dubbi dei turisti: «Siamo noi a riscuotere l’obolo e pagare le commissioni delle carte di credito. Ci mettiamo la faccia davanti a clienti a cui chiediamo cifre sempre più alte e disomogenee a seconda dei territori. Se poi potessimo dire che quei soldi finanziano le passerelle per le spiagge o i bagni pubblici, allora magari capirebbero. Solo che le passerelle e i bagni non ci sono perché i soldi delle imposte di soggiorno vanno altrove. E parliamo, se ci riferiamo alla sola Sardegna, di almeno 50 milioni di euro all’anno».
