La Fasi rilancia la sfida degli emigrati sardi ad Alghero
La Nuova Sardegna dedica la sovracopertina all’evento cui partecipano i soci dei 70 Circoli della penisola
Trecento delegati in arrivo dai settanta Circoli dei sardi sparsi in quattordici Regioni della Penisola, in 46 province diverse. Un totale di oltre 30mila soci, con un effetto domino che, giocando al ribasso, triplica i numeri.
È questa la forza trainante della Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia, la più grande organizzazione degli emigrati che tiene vivo e costante il rapporto stretto con l’isola al centro del Mediterraneo. Un mondo sconfinato che in questi giorni si ritrova ad Alghero per l’ottavo congresso nazionale della Federazione. Incontri, confronti, dibattiti, eventi collaterali, laboratori, mostre e spettacoli: da giovedì scorso fino a domani, domenica 19 ottobre.
Quattro giorni particolarmente intensi che fanno della Barceloneta sarda un crocevia di esperienze, memorie personali e collettive e, soprattutto, di visioni allargate sul futuro della Sardegna, dentro e fuori dall’Isola. «È tempo di rafforzare il legame tra le nostre comunità all’estero e l’Isola, valorizzando il contributo dei sardi nel mondo come risorsa per lo sviluppo della Sardegna – sottolinea Bastianino Mossa, presidente della Fasi –. Questo Congresso è il momento per rilanciare il ruolo della Federazione, con radici solide e uno sguardo aperto agli orizzonti globali».
Basta il titolo del congresso, per capire gli intenti e le finalità: “A domo nostra. Radici sarde e orizzonti nel mondo”. Eletto presidente degli emigrati sardi nel dicembre 2021, in occasione del Congresso di Assago-Milano, Mossa in questo fine settimana nella Riviera del Corallo è chiamato a presentare il lavoro svolto nel quadriennio, a proporre e definire le nuove linee strategiche di azione, «coerenti con le mutate dinamiche migratorie e con l’urgenza di una nuova legge per i sardi nel mondo, capace di interpretare le sfide attuali e favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni». Una sfida nella sfida che passerà al vaglio del “parlamento” degli emigrati, chiamati a votare per dare una guida al prossimo quadriennio che si apre a partire da domani 19 ottobre. Un momento decisivo per la Fasi, acronimo che sta per Federazione delle associazioni sarde in Italia, il nome ufficializzato nel primo congresso dell’organizzazione, 19 e 20 febbraio 1994, a Roma.
Una denominazione, Fasi, appunto, che da quel momento ha sostituito la precedente “Lega dei circoli sardi nell’Italia continentale”, altrimenti nota come “Lega sarda”. Una organizzazione che ha preso piede proprio da Alghero, cinquantatré anni fa, l’8 e il 9 gennaio 1972, quando la città catalana ospitò il primo “Convegno della emigrazione sarda”. L’atto costitutivo della Lega italiana dei Circoli degli emigrati sardi, “Lices”, porta la data del 18 novembre 1973.
A firmarlo davanti al notaio, a Genova, furono Tullio Locci (diventato poi primo presidente), Francesco Pala, Sergio Cruccu, Bruno Geraci, Ettore Serra, Giovanni Mulas, Silverio Lai e Antonio Sanna.
Savona, Cinisello Balsamo, Torino, Pavia, Bologna sono state le tappe dei congressi della Lega sarda. Il timone della nave, in quest’arco temporale, è passato dalle mani di Locci a Salvatore Porcu e ancora a don Francesco Alba. Poi, il cambio di nome e la nascita formale della Fasi, a Peschiera Borromeo, il 13 giugno 1993. Mesi dopo l’esordio ufficiale con il primo congresso della Federazione, a Roma il 19 e 20 febbraio 1994. A seguire: Olbia, Genova, Milano, Abano Terme, Quartu Sant’Elena e ancora Milano, Assago. Alla cabina di regia, sotto le insegne della Fasi, sono passati Filippo Soggiu, Tonino Mulas, Serafina Mascia e Bastianino Mossa.
«Oggi, il Congresso di Alghero – dice quest’ultimo – segna un nuovo passo avanti. Il ritorno in questa città assume un valore fortemente simbolico: è un ponte ideale tra passato e futuro, tra la Sardegna di ieri e quella che oggi si apre al mondo». «Il Congresso di Alghero – aggiunge il presidente in carica della Federazione – nasce dall’esigenza di aggiornare la missione della Fasi alla luce dei cambiamenti della società contemporanea e delle nuove forme di mobilità dei giovani sardi. La Sardegna vive una nuova stagione migratoria, diversa da quella del dopoguerra, ma non meno significativa: una mobilità fatta di studenti, ricercatori, professionisti, artisti e imprenditori che lasciano l’isola per necessità o per scelta, ma che mantengono un legame affettivo e identitario fortissimo con la propria terra».
«Questo Congresso segna l’inizio di una nuova stagione. Una stagione fondata su unità, innovazione e identità, valori che guidano la Federazione nel suo percorso di crescita e di servizio verso i sardi nel mondo». «“A domo nostra” non è soltanto un titolo, ma un impegno morale – chiude Bastianino Mossa –: quello di mantenere vivo il legame con le proprie origini, di promuovere la cultura e la lingua sarda, di sostenere la Sardegna nello sviluppo sociale ed economico e di essere, ovunque nel mondo, ambasciatori di un popolo fiero e solidale».