La velocista Dalia Kaddari si racconta: l’atletica, l’amore per la Sardegna, il red carpet e il sogno della Tv
L’atleta ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo e Parigi
Cagliari Dalia va veloce. E non solo perché è un’atleta ma anche perché vuole costruire un futuro che deve essere ricco di soddisfazioni come quelle che sta raccogliendo sulle piste di tutto il mondo. Dalia Kaddari, quartese, 24 anni, pratica l’atletica da 12 anni, diventando una delle velociste azzurre più forti in attività. Corre per le Fiamme oro, il gruppo sportivo della Polizia, e a marzo si è laureata in criminologia.
Negli ultimi 6 anni ha vinto 5 volte il titolo italiano dei 200 metri, ha partecipato a due Olimpiadi (Tokyo e Parigi), vinto il bronzo nella staffetta 4x100 agli Europei di Monaco, e l’oro agli europei Under 23 sui 200 a Tallinn. Un curriculum di tutto rispetto che lei conta di arricchire ulteriormente.
Come è iniziata la sua carriera nell’atletica leggera?
«A scuola. Ho fatto gli Studenteschi di basket, ma un insegnante, Ignazio Mulas, mi notò e mi disse che ero portata per l’atletica leggera. Ho voluto provare, iscrivendomi alla Tespiense, la società che mi ha permesso di crescere e diventare un’atleta competitiva con l’aiuto di quello che è tuttora il mio tecnico, Fabrizio Fanni».
L’ultima annata si è conclusa con i mondiali. La rassegna iridata non è andata benissimo ma il resto non è stato poi male, giusto?
«Sono soddisfatta di quello che ho fatto. Ho corso i 200 in 22”68 dunque mi sono mantenuta sui miei livelli e questo già dà la misura della stagione positiva. Ho vinto ancora il titolo italiano sui 200 e fatto tantissime gare. È stata una stagione lunga, iniziata a maggio e finita a settembre».
In carriera c’è la partecipazione a due edizioni dei Giochi Olimpici.
«Due Olimpiadi diverse. Nel 2021 abbiamo vissuto in una palla di vetro. C’era il Covid e dunque non c’è stata la possibilità di godersi quel momento importante nella vita di ogni atleta. Bellissima invece l’esperienza di Parigi: l’entusiasmo e la gioia della gente si respirava in tutta la città e gareggiare in quello stadio pieno all’inverosimile è stata una gioia immensa. Ma punto a fare la terza, quella di Los Angeles fra tre anni. Un obbiettivo che voglio inseguire con grande caparbietà, come sempre».
Il salto di qualità c’è stato con l’ingresso nelle Fiamme oro?
«Una svolta perché ho coronato uno dei miei sogni: fare l’atleta professionista. In questi ultimi 4 anni mi sono potuto allenare tranquillamente senza pensieri. Un aspetto importante per noi che dobbiamo prepararci con continuità. Infatti dopo i mondiali ho giusto fatto qualche giorno di vacanza ma ora da alcuni giorni abbiamo ricominciato a lavorare con Fabrizio: un po’ al Coni di Cagliari, un po’ in palestra, un po’ nel pistino di Quartu».
Dopo la carriera da atleta che succederà?
«Non ho mai pensato di accomodarmi in una scrivania e mettere timbri. Per questo mi sono iscritta all’Università telematica per poter studiare e allenarmi e ho conseguito a marzo la laurea in criminologia. Ma non mi sono fermata e ora mi sono iscritta in Giurisprudenza. Devo e voglio essere molto preparata per poter aspirare a salire di grado, dare dei concorsi e assumermi delle responsabilità importanti».
Non solo atletica e studio. Dalia ha tante passioni. Ha sfilato ad esempio nel red carpet della mostra del cinema di Venezia.
«L’ho fatto per tre anni ed è stato davvero divertente e per questo devo ringraziare la mia Agenzia, quella che cura la mia immagine. Perché sì voglio parlare di sport ma dietro ci sono io come persona e come donna. Che si pone degli obbiettivi che potrebbero portarla a fare anche scelte diverse. Ad esempio non mi dispiacerebbe lavorare in tv, magari nel mondo dello sport. Ho fatto quest’estate a Golfo Aranci una esperienza nel programma Calciomercato l’originale su Sky ed è stato davvero divertente».
Parliamo della vita privata. Il suo compagno è Simone Aresti, ex portiere del Cagliari.
«Si, e stiamo bene insieme. C’è intesa e comunità di intenti. Certo, c’è una certa differenza di età fra noi ma ci accomuna intanto lo sport e il fatto che siamo entrambi ambiziosi e determinati. Lui ora ha aperto una Academy ma si sta impegnando al massimo per diventare un allenatore di calcio professionista. So che ci riuscirà».
I suoi genitori sono Hassan, arrivato dal Marocco circa 30 anni fa e la sarda Monica Alfonso e ha un fratello di 27 (Monir) e una sorella di 17 (Rim). Non ci sono mai stati problemi di bullismo o di razzismo nei suoi confronti?
«Assolutamente no. Magari sono cresciuta in un bell’ambiente ma secondo me ha fatto la differenza anche il fatto che sin da piccola non ho mai permesso che qualcuno mi mettesse i piedi in testa, mi prevaricasse».
Come è la Sardegna di Dalia Kaddari?
«La Sardegna è casa, la mia terra, il mio punto di riferimento assoluto. Viaggio tantissimo, ma non vedo l’ora di tornare e respirare la nostra aria. Capisco perché in tanti dopo aver visitato la Sardegna decidono di tornare e di stabilirsi qua per godersi il vento, il profumo del mare e della macchia mediterranea».
Un grande amore per la terra che lei ha dimostrato anche nella campagna pubblicitaria contro i furti di sabbia dalle nostre spiagge.
«Credo molto nel fatto che tutti noi dobbiamo impegnarci e fare qualcosa per la Sardegna. Il furto di sabbia è insopportabile. Per questo ho accettato di fare parte di quella campagna pubblicitaria: la nostra terra va rispettata».