La Nuova Sardegna

Sassari

Truffavano i “compro oro”, denunciate quattro donne

Truffavano i “compro oro”, denunciate quattro donne

Indagine della squadra mobile nel Sassarese. Le donne spacciavano come autentici dei gioielli falsi

17 aprile 2013
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SASSARI. Avrebbero truffato numerose gioiellerie e negozi «compro oro» della zona di Sassari, ottenendo migliaia di euro in cambio di gioielli abilmente falsificati e resi del tutto simili a preziosi in oro, ma in realtà prodotti con una semplice lega di metallo idonea a trarre in inganno anche gli esperti. A conclusione di articolate indagini condotte per circa due anni, la Squadra Mobile di Sassari ha denunciato a piede libero alla Procura di Sassari quattro giovani donne: S.P. di 26 anni, di Porto Torres, T.O., di 25, e A.G.S., di 21 anni, entrambe originarie della provincia di Napoli, e una moldava di 31 anni, E.A. Le accuse per tutte e quattro sono di truffa aggravata, ricettazione e uso di cose con impronte di pubblica autenticazione contraffatte. I fatti risalgono alla primavera del 2011 quando le indagate si erano presentate presso diverse gioiellerie ed esercizi di «Compro oro» della città ai quali avevano ceduto, in più circostanze, numerosi gioielli, tra cui bracciali, catenine, e collanine in oro bianco, ricevendo complessivamente un controvalore pari a diverse migliaia di euro. I commercianti erano stati inizialmente tratti in inganno. Avevano sottoposto i preziosi alle «prove speditive di controllo» quali, la prova della calamita e la verifica dei segni di identificazione, e l’esito era stato superato positivamente per la ricerca dell’oro bianco identificato, anche per la presenza della regolare stampigliatura a marchio «caratura 750». Solo alcuni mesi dopo, i monili, sequestrati dagli inquirenti, erano stati sottoposti ad ulteriori ed approfondite analisi tecniche con il metodo del cosiddetta coppellazione presso un laboratorio specializzato di Valenza Po (AL) che aveva fornito il responso negativo per la ricerca di metalli nobili (oro ed argento); si era così scoperto che i reperti erano stati abilmente falsificati ed erano stati prodotti con una semplice lega di metallo idonea a trarre in inganno l’acquirente.

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