La Nuova Sardegna

Sassari

É SCOMPARSO GIAMPAOLO BAZZONI

Lo scrittore che faceva sorridere

Cultore della lingua sassarese, ha creato anche il primo vocabolario

13 febbraio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Si era messo a ridere quando i ragazzi di una scuola di Porto Torres l’avevano chiamato «signor maestro». Era andato per insegnare la lingua, quel sassarese-portotorrese che ha studiato in maniera puntigliosa, come uno scienziato. «Maestro? Sono qui per imparare insieme a voi...». Straordinario e umile allo stesso tempo, geniale e stravagante come solo gli artisti veri sanno essere, Giampaolo Bazzoni si è spento martedì sera, aveva 76 anni. Porto Torres e la Sardegna perdono un uomo di grande cultura, scrittore e poeta, autore di commedie teatrali, sempre pronto alla battuta per sdrammatizzare anche le situazioni più gravi. Ha sofferto tanto nell’ultimo periodo, ha combattuto senza paura.

Appassionato cultore della «sua» lingua, ha scritto “La grammatica sassarese”, con un codice ortografico per la complessa pronuncia delle espirate e altri suoni caratteristici. Un tema già affrontato nel saggio “Problemi ortografici del nostro dialetto”, poi “Il Dizionario fraseologico Sassarese-Italiano” (800 pagine, una esperienza che ha sempre definito meravigliosa, mai noiosa) e la raccolta “Pa modu di dì”, pubblicata a puntate sulla Nuova Sardegna.

«Il Sassarese è la lingua più difficile tra quelle dell’Isola – aveva detto – e la difficoltà sta nel rapporto tra la parlata e la scrittura. Ma è molto interessante, per questo se ne sono occupati illustri personaggi». E via un elenco, da Wagner a Gartman, e poi Bottiglieri, Guarniero, Spano, Angius, Tola, Sanna e Sole.

Giampaolo Bazzoni ha saputo scrivere e raccontare: figlio di Peppino Bazzoni Marinaru, si vantava di essere nato in un ambiente «dove si masticava portotorrese e sassarese». E quando gli chiedevano cosa ci fosse di diverso nello scrivere in dialetto rispetto a tanti altri, allora metteva in chiaro che «a differenza di altri io ho scritto anche il primo romanzo in sassarese. “Una fabbrica di sogni”, ispirato a una storia vera».Ogni scusa era buona per dare un senso a quello che per lui non era solo il dialetto ma una lingua con capacità espressiva superiore a quella nazionale. Quando viveva a Milano, dove è stato per 15 anni, soffriva di nostalgia per il dialetto. «Volevo parlarlo ma non sapevo con chi, così mi sono inventato dei personaggi: “Cosi e passunàggi di Posthudòrra”». Con quelli della sua età Giampaolo Bazzoni aveva un rapporto più “cionfraiolo”, con i giovani invece si divertiva a discutere di qualunque cosa. Era curioso, scavava per conoscere. Tra le cose più divertenti scritte ultimamente, quel “Termini Strani...Eri - Una lingua con intossicazione da forestierismi”. Conosceva tutti, ricostruiva interi nuclei familiari a memoria, faceva collegamenti, univa storie. I ragazzi lo ascoltavano a bocca aperta, spesso davanti a un caffè. Ha amato la sua città come pochi altri. Nel 2012 ha scritto “Cosette di questo mondo” - ricordi di un’infanzia da non prendere a esempio”. Resta il suo esempio, con un patrimonio di opere e di conoscenze di grande valore. Buon viaggio Bazzò. (g.b.)

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative