Un convento sorto nel 1670 e ricostruito grazie al nobile Tola
La storia plurisecolare del complesso nel cuore della città Lo storico Enrico Costa riporta anche alcuni aneddoti
SASSARI. Le notizie storiche legate alla fondazione del monastero e dell’annessa chiesa delle cappuccine risalgono alle memorie del padre Antonio Sisco secondo il quale il convento sarebbe sorto sui resti di una chiesa preesistente dedicata a Sant’Eusebio e costruita, a sua volta, sul sito di un antico insediamento benedettino.
Lo riporta lo storico Enrico Costa che nella ponderosa opera intitolata “Sassari” dedica un intero capitolo alle notizie relative a “Clero, chiese e monasteri”. Ma Costa avverte anche che di questi precedenti non ha mai trovato alcun riscontro documentale. Di certo c’è, invece, che i ruderi della chiesa, nell’agosto del 1668, vengono concessi dall’allora arcivescovo turritano al medico sassarese Salvatore Della Croce che riedifica la chiesa a sue spese dedicandola al santo di cui porta il nome: Salvatore.
Sempre secondo Costa, Della Croce cedette poi la chiesa, con varie case e terreni annessi, alle monache cappuccine che avevano chiesto di fondare a Sassari un monastero. Siamo nel marzo del 1672 quando l’arcivescovo Royo raccomanda la fondazione del monastero al cardinale di Aragona. A questo punto Enrico Costa riporta un aneddoto affascinante di cui più avanti troverà conferma nelle vicende del monastero. Racconta infatti lo storico sassarese che “La prima delle suore, donna Giovanna, prima di monacarsi, aveva vissuto nella corte di Filippo IV, al quale manifestò una trama ordita per avvelenarlo, come dicesi nella cronaca dello stesso monastero”.
L’abbadessa, infatti, ottenne molte elargizioni dal Re di Spagna nel 1674 e questo, secondo il Costa, confermerebbe la vicenda dello sventato avvelenamento. Un altro benefattore del monastero delle Cappuccine fu l’inquisitore generale di Sardegna che nel 1671 lasciò alle monache tutti i suoi beni. Ma Costa riferisce anche che il nobile sassarese don Giovanni Tola “lasciò molti legati al monastero, costrusse l’antiportico e riedificò la chiesa a sue spese nel 1695”.
In tempi più recenti la storica dell’arte Marisa Porcu Gaias, (Sassari, storia architettonica e urbanistica dalle origini al 600 – Ilisso ‘96) scrive che le monache arrivarono dal Real Convento di Madrid e si insediarono nel 1670 nelle case adiacenti alla chiesa di San Salvatore presso il Campu de furros cedute dal medico Della Croce che aveva riedificato la chiesa a sue spese. «L’autorizzazione alla fondazione - spiega la storica dell’arte - venne data dal magistrato di Cagliari solo nel 1690 e fu confermata dall’arcivescovo cagliaritano solo nell’anno seguente».
Il nobile don Giovanni Tola contribuì alla ricostruzione della chiesa dedicata a Gesù, Giuseppe e Maria che venne consacrata nel 1692 e i festeggiamenti, con il contributo del Comune, durarono otto giorni. Le più recenti strutture dell’edificio sacro furono ultimate nel 1695 dopo la morte di Tola, avvenuta nel 1694, come confermano le iscrizioni sulla facciata della chiesa e nella navata in cui fu sepolto. Il convento, più volte restaurato, conserva altari lignei barocchi, un retablo e una statua di Sant’Antonio da Padova databili ai primi decenni del XVIII secolo. (A.Me.)