La Nuova Sardegna

Sassari

Il tesoro dimenticato del mecenate Tomè

di Paoletta Farina
Il tesoro dimenticato del mecenate Tomè

Da vent’anni i preziosi passati nella proprietà del Comune sono in cassaforte Palazzo Ducale trascura anche gli argenti dati in custodia alla gioielleria Rossetti

21 settembre 2014
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SASSARI. Un tesoro dimenticato da vent’anni in una cassetta di sicurezza e in un vecchio baule. Sono i gioielli e l’argenteria del ricco mercante e mecenate Giuseppe Tomè. Lasciato alla Fondazione che ne porta il nome, secondo le sue volontà testamentarie, e passati nelle mani dell’amministrazione comunale con lo scioglimento delle Ipab, questo patrimonio rimane nascosto, nonostante il suo valore sia non solo venale ma di testimonianza di un passato della Sassari che fu, con la classe imprenditoriale tra la fine fine del XIX secolo e l’inizio del XX protagonista dello sviluppo e dell’arricchimento della città.

Quello scrigno di gioie dell’illuminato commerciante di origini liguri, morto nel 1966 senza figli a Bogliasco, meriterebbe di essere finalmente aperto perché i sassaresi possano conoscerne il contenuto. Sono 116 pezzi, moltissimi di pregevole fattura e che vanno dal 1880 al 1940 e il cui valore fu stimato dalla gioielleria Rossetti in 64 milioni di lire. E poi ci sono suppellettili e piccola argenteria, questi di minor pregio , ma sempre utili a ricostruire una spaccato di vita cittadina, lasciate in custodia alla stessa storica gioielleria e di cui il Comune non ha ancora preso possesso.

Dal 2012 è in corso una corrispondenza tra gli uffici del servizio Patrimonio e la ditta per concordare le modalità della riconsegna. Il custode certo non si oppone, ma di fatto le intenzioni dell’amministrazione che finalmente vorrebbe procedere alla catalogazione degli oggetti, non si sono ancora tradotte in azioni. Così passano i mesi e niente succede. E il tesoro di Tomè rimane un mistero per tutti, se non per quelli che hanno avuto il piacere di vederlo. Ma è un peccato che non sia a disposizione di tutti perché è un lascito straordinario, quello che fece il commerciante, nel cui emporio che sorse sotto l’insegna Tomè in piazza Azuni hanno comprato generazioni di sassaresi. Non ci sono solo i gioielli, ma anche beni immobili, tra cui la casa all’inizio del corso Vittorio Emanuele, e centocinquanta opere di pittori famosi come Giuseppe Biasi e Mario Delitala, entrati nel patrimonio della Soprintendenza ai Beni culturali, e in parte esposti al Mus’A, il museo nel Vecchio Canopoleno.

Il consigliere di Forza Italia Manuel Alivesi ha annunciato un’interpellanza: «Abbiamo, come amministrazione, il dovere di valorizzare quanto ha fatto un cittadino benemerito. Quei gioielli dovrebbero essere esposti e diventare, perché no, un richiamo anche per i turisti».

Un’operazione, che tutto sommato, non dovrebbe essere così complicata. Il Comune ha ristrutturato la palazzina dove visse il commerciante, una struttura del Seicento, poi modificata nell’Ottocento, con interni ricchi, affreschi e parquet. Sistemati in qualche bacheca, i gioielli e gli argenti di Tomè potrebbero essere un’attrattiva. E ben custodita: c’è infatti l’impianto di allarme che li metterebbe al riparo dai ladri. Il commerciante scomparso lo meriterebbe. Già la città ha un debito con lui: a suo tempo il Comune si era impegnato per iscritto a far celebrare ogni anno una messa in suffragio. Non è mai avvenuto, ma si può rendergli onore anche valorizzando il suo lascito.

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