Centro trasfusionale: «Si cambi o sarà il caos»
L’allarme di Bruno Farina (Commissione sanità) che presenta una mozione: «Da sindaco e giunta impegno per l’accreditamento, servono personale e mezzi»
OZIERI. Nei giorni in cui l’amministrazione comunale ha avviato un proficuo dialogo per la riapertura della sala operatoria dell’Ortopedia dell’ospedale Segni e per risolvere altre emergenze del nosocomio, torna alla ribalta il problema dell’adeguamento e accreditamento del Centro Trasfusionale, che sarà possibile solo dopo «adeguati lavori di ristrutturazione» e attraverso «la dotazione di mezzi e professionalità necessarie». Ad affermarlo è il presidente della commissione comunale Sanità Bruno Farina, che nei giorni scorsi ha depositato una mozione urgente per impegnare sindaco e giunta a occuparsi anche di questo pressante problema. Il “ritardo”, che riguarda anche i Centri Trasfusionali di Alghero e Sassari, non è nuovo, come ricorda Farina, che cita i riferimenti normativi: su tutti l’accordo Stato-Regioni del 2010 che, in ottemperanza a direttive precedenti, obbliga anche la Regione ad accreditare i centri entro il 31 dicembre di quest’anno, pena la cessazione delle attività. Tra questi ci sono, appunto, quelli di Ozieri, Alghero e Sassari, che come dice Farina «si trovano in grave difficoltà logistica (soprattutto Sassari) in quanto i locali non sono attualmente accreditabili per mancanza dei requisiti strutturali (normativa antincendio, agibilità, destinazione d’uso).
Il Centro Trasfusionale di Ozieri presenta problemi strutturali e tecnologici meno complessi e dispendiosi ma che vanno comunque risolti per poter accedere all’indispensabile accreditamento. A Ozieri, inoltre, andrebbe potenziato il lavoro nel territorio con più personale e con la disponibilità di un’autoemoteca, già richiesta da tempo alla Regione: nel territorio, infatti, si ottengono i due terzi del totale di sangue raccolto rispetto alla sede ospedaliera».
Si tratta quindi di interventi urgenti, viste le imminenti scadenze, e necessari per scongiurare le periodiche crisi di carenza di sangue e per tentare di limitare gli ingenti costi sostenuti dalla Regione per importare plasma ed emoderivati da altre regioni. «Costi – dice ancora Farina – provocati anche dalle difficoltà operative di raccolta dei centri, nei quali c’è necessità di più personale medico e infermieristico allo scopo formato e di locali, mezzi e attrezzature adeguate».
Se non si agirà in fretta si rischia di andare incontro a uno scenario a dir poco apocalittico: la chiusura dei tre Centri avrebbe come conseguenze, dice Farina, «la mancata acquisizione di circa 20mila unità di sangue intero ogni anno, con un danno erariale di circa 10 milioni di euro; nell’ipotesi di una dilazione del termine con un provvedimento ad hoc, tutto il plasma prodotto e non trasfuso che attualmente viene inviato all’industria per la produzione di emoderivati verrebbe alla scadenza destinato all'incenerimento; non sarà più disponibile alcuna unità di emocomponenti sia per le richieste urgenti sia per quelle programmate, costringendo al blocco delle attività di pronto soccorso e ricovero, con gravissimi danni alla salute dei cittadini».