La Nuova Sardegna

Sassari

Bonifica Minciaredda, inizia il cammino

di Gavino Masia
Bonifica Minciaredda, inizia il cammino

La Syndial ha protocollato il progetto di oltre 400 pagine, ora parte un complesso iter autorizzativo in quattro fasi

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PORTO TORRES. Nell’ultimo mese la comunità ha trovato sotto l’albero di Natale un’altro regalo dovuto, che aspettava da almeno un trentennio, ossia la speranza di un futuro con un ambiente decisamente più pulito.

La Syndial infatti, dopo aver avviato il cantiere per liberare dal benzene la Darsena servizi del porto industriale, ha protocollato nei giorni scorsi il progetto di bonifica della collina veleni di Minciaredda, delle palte fosfatiche e delle peci fenoliche. L’azienda che si era aggiudicato l’appalto integrato, l’Astaldi capofila di un raggruppamento di imprese, ha predisposto la progettazione esecutiva e dovrà realizzare una delle opere più rappresentative sotto il profilo ambientale di questo territorio.

Fino ad oggi era conosciuta la tecnica di esecuzione degli interventi che dovranno restituire oltre una trentina di ettari fortemente inquinati – procedura d’azione che era stata presentata dai massimi vertici della Syndial il 3 ottobre nello stabilimento Eni di Porto Torres -, che prevede la realizzazione di una piattaforma tecnologica per il trattamento dei rifiuti, il flussaggio delle terre prima del loro riutilizzo e la realizzazione di una discarica di servizio per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi. I rifiuti che non potranno essere trattati “in situ” verranno trasferiti in discariche idonee, alcuni di essi probabilmente nella discarica consortile di Barrabò ed altri in quelle idonee per accogliere rifiuti pericolosi.

Anche il depuratore del Consorzio industriale provinciale dovrebbe comunque avere un ruolo importante nella depurazione dei reflui derivanti dalle lavorazioni che si effettueranno nella piattaforma tecnologica. «Il progetto che si compone di una relazione di 337 pagine e di un’ottantina tra tavole, grafici, studi e allegati vari è all’attenzione dell’assessorato – assicura l’assessore all’Ambiente Gavino Gaspa -, per le verifiche di competenza, e a giorni verrà inviato alla commissione competente affinché i consiglieri comunali possano prenderne visione ed esprimersi nel merito».

Il parere del consiglio comunale turritano, anche se non vincolante, rientra pur sempre tra quelli indispensabili nelle procedure autorizzative del progetto, siano esse di livello regionale che ministeriale. L’area d’intervento insiste infatti all’interno del Sito di bonifica di interesse nazionale, quindi soggetta alle severe prescrizioni imposte dalla 152/06 che demanda ad un decreto ministeriale l’ultima parola per il rilascio dell’Autorizzazione unica. Dalla data del protocollo del progetto a tutti gli enti interessati, inizia il travagliato iter autorizzativo a cui lo stesso dovrà essere sottoposto. Le procedure da attivare nell’ambito del procedimento autorizzativo sono principalmente quattro - Autorizzazione unica ambientale, autorizzazione paesaggistica, Valutazione di impatto ambientale, Autorizzazione Integrata Ambientale -, oltre al Certificato di prevenzione incendi, Autorizzazione alle emissioni in atmosfera e allo scarico e Parere Asl relativo alle emissioni acustiche. Il Progetto Nuraghe, a seguito dell’approvazione, sarà sottoposto alla procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza della Regione e, per il suo esercizio, all’ottenimento dell’Autorizzazione integrata ambientale di competenza della Provincia di Sassari, oltre che ulteriori titoli autorizzativi aggiuntivi di competenza locale. Sul piano politico restano alcune perplessità, considerato che consiglio comunale e Provincia si erano già espressi dando un indirizzo preciso sulle modalità di smaltimento dei rifiuti di Minciaredda: unanimemente contrari alla realizzazione di nuove discariche nel territorio comunale, mentre il progetto Astaldi ne prevede una. «Syndial non sta facendo alcuna concessione al nostro territorio – attacca Gaspa -, bensì assolvendo semplicemente e tardivamente agli obblighi che la legge le impone. Il minimo che avrebbe dovuto fare era accogliere indirizzi provenienti da chi deve confrontarsi quotidianamente con una realtà che dall’industria di Stato ha dovuto subire le scelte ed i disastri ambientali».

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