Niente campetti liberi: l’idea di Sardex in freezer
Il Comune per ora non ha un regolamento per la concessione di spazi pubblici Nella città del basket mancano aree di gioco e le scuole blindano i playground
SASSARI. Le buone idee, quando calano sulla realtà, non sempre trovano terreno fertile dove attecchire. Il Comune di Sassari ne è un esempio.
Alcuni imprenditori del circuito Sardex volevano investire in una sorta di pubblicità sociale. Hanno proposto all’amministrazione di realizzare gratuitamente dei campetti da basket per poi renderli disponibili ai quartieri, ma l’iniziativa a costo zero si potrà concretizzare chissà quando. «Un progetto molto interessante – ha detto l’assessore allo Sport Maria Vittoria Casu che li ha inconcontrati la scorsa settimana – ma al momento il Comune non ha un regolamento che disciplini l’affidamento degli spazi pubblici a un privato. Lavoreremo per predisporlo il più rapidamente possibile, ma occorrono dei tempi tecnici». Significa che per questa primavera non se ne parla minimamente, e se gli imprenditori di Sardex avranno la pazienza di aspettare i ritmi della burocrazia, forse Sassari avrà un playground libero e gratuito nel 2017. Ma cosa hanno chiesto i titolari di alcune aziende all’assessore allo sport? Vorrebbero che il Comune individui un’area inutilizzata e gli concedesse la possibilità di costruire un campo da basket, di gestirlo e di prendersene cura. Oppure proporre dei campetti esistenti ma in disuso, in modo da renderli nuovamente fruibili. Il ritorno, per i membri di Sardex, sarebbe solo sotto il profilo dell’immagine: con le debite proporzioni è un po’ l’operazione di Diego della Valle con il restauro del Colosseo. Ma evidentemente assecondare le buone idee non è così semplice e automatico. Ed è un peccato, perché nonostante Sassari sia la città del basket, non esistono campetti liberi dove i ragazzi possano praticare questo sport. Per ora c’è solo via Venezia, quando i tabelloni sono integri. Gli altri campetti delle scuole comunali sono tutti off-limits e da parte del Comune al momento non sembra esserci la minima intenzione di metterli a disposizione della comunità. A volte, come nel caso di via Luna e Sole, o di via Gorizia, sembra più comodo smantellare addirittura i canestri, piuttosto che rischiare che qualcuno li possa usare, compresi gli alunni stessi. Sensibilizzare un preside, convincerlo che il campetto non è il proprio giardino privato, e metterlo nelle condizioni di aprire al quartiere il campo da basket costruito con i soldi pubblici, sembra essere un lavoro complicatissimo. In verità basterebbe poco: una telecamera, dei contenitori per le bottiglie di plastica a bordo campo, e un piccolo rimborso extra per il bidello o l’addetto che si occuperà di svuotarli.