La Nuova Sardegna

Sassari

Tagli alla Camera di Commercio: «Pronti a chiudere gli uffici»

di Vincenzo Garofalo
Tagli alla Camera di Commercio: «Pronti a chiudere gli uffici»

In assemblea pesanti critiche alla riforma del governo da parte di dirigenti, lavoratori e sindacati Tra i parlamentari invitati ha risposto soltanto Silvio Lai (Pd): «Così lo Stato spenderà di più»

26 gennaio 2016
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SASSARI. È in piedi dal 1862 ma ora la Camera di Commercio del Nord Sardegna, così come le altre Camere di commercio di tutto il Paese, vacilla sotto i colpi della riforma del sistema camerale formulata dal governo Renzi e pronta all’approvazione del Consiglio dei ministri. Un cambio epocale che nel nome di una spending review e di una rottamazione presunte, prevede misure drastiche: sforbiciata alle risorse economiche, riduzione delle funzioni e dei servizi, e, dulcis in fundo, un taglio secco del 15 per cento del personale in organico.

Provvedimenti che hanno fatto scattare la rivolta anche a Sassari. Il rullo di tamburi è partito ieri con un’assemblea dei lavoratori, convocati dai rappresentanti sindacali insieme con i parlamentari del territorio, che in realtà hanno disertato l’invito. Solamente il senatore Silvio Lai ha partecipato all’assemblea, prendendo un impegno immediato: coinvolgere gli altri rappresentanti sardi a Roma per far sentire al governo la voce della Camere di Commercio e dei lavoratori dell’Isola.

Lavoratori che, preoccupati per il loro futuro, promettono azioni di lotta e manifestazioni di protesta, fino alla possibilità di interrompere i servizi, «per far capire a tutti quanto sia importante e utile il nostro lavoro». Al loro fianco hanno i piani alti della Camera di commercio del Nord Sardegna: il Consiglio, la giunta, il presidente Gavino Sini, e il segretario generale, Pietro Esposito, oltre ai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Tutti ieri hanno bocciato la riforma e attaccato senza mezzi termini il premier Matteo Renzi e la sua squadra di ministri.

Il primo a suonare la carica è stato il segretario generale, Esposito: «Se passa questo schema di decreto, non potremo più fare quello che fino a oggi facciamo per le imprese, visto che saremo svuotati delle nostre funzioni e del personale». Il taglio al personale sarà lineare, senza tenere contro delle strutture virtuose e delle reali necessità di organico: 15 per cento per tutte le Camere, e 25 per cento per quelle accorpate. Per il nord Sardegna, che oggi ha alle sue dipendenze 42 persone, significherebbe una riduzione di almeno sei lavoratori. Un ridimensionamento letale per la struttura al servizio di Sassari e Gallura: «Il nostro organico è sotto del 40 per cento rispetto alle necessità, e le assunzioni sono bloccate dal 2010 con il risultato che 15 dipendenti sono andati in pensione e non è stato possibile integrare i posti persi».

Il presidente Gavino Sini ha messo sotto accusa la politica: «Stiamo assistendo a un’entrata a gamba tesa del governo, un sopruso che non possiamo accettare e che ha un obiettivo ben preciso, mandare a casa un certo tessuto economico di piccole e medie imprese che non avrà più alcun diritto di essere rappresentato», ha detto Sini. «Questa non è una riforma, ma un’eutanasia del sistema camerale».

Il decreto è inaccettabile anche per i sindacati, come hanno sottolineato Armando Ruzzetto (Cisl), Augusto Ogana (Uil) e Giovanni Piras (Cgil), che hanno commentato il provvedimento come « una riforma stupida che non porta benefici a nessuno, che va contro le necessità dei territori e che non è stata concertata con le associazioni e i lavoratori». L’intervento finale, sollecitato da tutta l’assemblea, è stato quello di Silvio Lai, già in commissione bilancio del Senato: «Abbiamo dimostrato, con le valutazioni del ministero dell’Economia, che lo spostamento delle funzioni dalle Camere di commercio al ministero costerebbe di più allo Stato. La bozza di decreto che arriverà al Consiglio dei ministri è incoerente con quanto indicato dal Parlamento, cui, tra le altre cose, era stato specificato che la riforma avrebbe dovuto mantenere inalterato il livello occupazionale». Nel pomeriggio i lavoratori hanno incontrato anche la deputata Giovanna Sanna.

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