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Sassari, l’odissea di due genitori: da un anno in lotta per vedere il figlio

di Nadia Cossu
Sassari, l’odissea di due genitori: da un anno in lotta per vedere il figlio

I Servizi sociali “impediscono” a una coppia contatti con il loro bambino di 6 anni nonostante il parere positivo del tribunale

17 aprile 2016
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SASSARI. A sei anni un bambino ha bisogno dei suoi genitori. È una verità che nessuno può negare. E allo stesso modo un padre e una madre devono poter stringere il loro figlio, dargli amore e fargli sentire che, al di là delle circostanze della vita, il papà e la mamma ci sono. E ci saranno anche, e soprattutto, quando avranno terminato il percorso di terapia e recupero.

Tutte sacrosante verità, eppure per una coppia di giovani genitori di un paese del Sassarese (27 anni lei e 43 lui) vedere il proprio bambino è diventato impossibile. Da giugno dello scorso anno non incrociano gli occhi della creatura che sei anni fa hanno messo al mondo. Si sono affidati all’avvocato Lidia Marongiu per essere tutelati in questa battaglia che alcuni mesi fa li ha portati persino a incatenarsi davanti al tribunale per i minorenni di Sassari.

Ed è proprio l’avvocato Marongiu a raccontare le tappe di questa vicenda che ha del paradossale, considerato che proprio il tribunale ha accolto le istanze dell’avvocato disponendo una calendarizzazione di visite. Ma ad oggi nulla è accaduto ancora.

Una sentenza del tribunale dei minori del 7 giugno 2012 «ha riconosciuto ai due genitori – spiega il legale – il diritto di frequentazione, mediato dai Servizi sociali, del figlio che al momento vive con gli zii paterni in seguito alla sospensione della responsabilità genitorialità». Provvedimento non legato a fatti penali ma a uno stato di lieve malessere psichico che la coppia sta comunque tentando di risolvere attraverso un percorso terapeutico.

«In virtù di quella sentenza – continua il legale – la calendarizzazione deve essere predisposta dal competente Servizio sociale del paese in questione (non citiamo il comune per tutelare la privacy del piccolo ndc). Ma succede che gli operatori sociali fissano in maniera unilaterale il giorno di visita dei genitori senza manifestare alcuna disponibilità a rinviare quell’unico giorno e quell’unica ora stabiliti e in cui il padre è impossibilitato perché nel frattempo ha trovato un lavoro». L’effetto è che per mesi padre e madre non riescono a incontrare il loro figlio. «Tanto che presentiamo una denuncia al tribunale dei minori – continua la Marongiu – che con decreto del 24 ottobre 2014 dispone che i Servizi sociali garantiscano la “effettività degli incontri”, nel rispetto delle esigenze lavorative dei genitori». Ma, rispetto a questa decisione del tribunale, succede dell’altro: «A decorrere dai primi mesi del 2015 e per due mesi circa viene sospeso il diritto di visita per chiusura del centro sociale del paese di residenza. In seguito interviene il centro sociale di un comune limitrofo fino a giugno dello stesso anno quando si interrompe il calendario di incontri». A questo punto, a dicembre del 2015, l’avvocato deposita un’altra istanza al tribunale dei minori perché «provveda giudizialmente a risolvere un modo di operare intollerabile». E con decreto del 9 dicembre 2015 lo stesso tribunale «incarica un altro operatore, individuato nello Spazio Neutro di Sassari, per calendarizzare gli incontri tra il bambino e i genitori e fornire agli stessi il necessario sostegno, “autorizzandolo” a concordare con il Servizio sociale del paese l’organizzazione di un incontro mediato tra il piccolo e i suoi genitori per le feste di Natale, sempre comunque alla presenza di un operatore». Ma nemmeno in un’occasione così importante e gioiosa, soprattutto per i bambini, la famiglia si riunisce. Questo perché «il delegato del servizio Spazio Neutro con missiva indirizzata a me il 23 dicembre 2015 – spiega Lidia Marongiu – comunica il rifiuto di prendere in carico il caso».

A gennaio parte subito una terza istanza al tribunale «ma a distanza di tre mesi non è stata ancora presa alcuna decisione». La disperazione è tanta e la coppia ha minacciato di incatenarsi ancora una volta: «Sorprende – spiega l’avvocato – il silenzio e la disattenzione anche da parte del tribunale competente. Ci riserviamo di chiedere i danni per la sofferenza non più sopportabile di questi genitori».

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