La Nuova Sardegna

Sassari

Bauxite, risorsa centrale per l’occupazione

Bauxite, risorsa centrale per l’occupazione

La miniera è un argomento chiave della campagna elettorale, anche se c’è chi pensa al “dopo”

21 maggio 2016
2 MINUTI DI LETTURA





OLMEDO. L’economia di Olmedo non può non metter nel conto la salvaguardia e la ripresa produttiva della miniera di bauxite. Che potrebbe aver trovate un nuovo assetto grazie a una joint venture fra un’azienda sarda e una multinazionale greca. Una nuova società alla quale la regione starebbe per assegnare la concessione. Diverso, anche se non troppo, l’approccio dei tre candidati al tema “miniera”.

«Non nascondo che, anche per ragioni strettamente personali, la chiuderei immediatamente – spiega Angela Simula – ma capisco perfettamente che non possiamo più perdere neppure un posto di lavoro. Certo, anche la miniera non durerà in eterno e noi dobbiamo pensare al dopo-bauxite. Magari conservando le conoscenze di chi ci lavora e per un sito di archeologia industriale. Ma, prima di tutto, dobbiamo tutelare quelle trenta famiglie che dalla miniera ci campano». «Il paese non può fare a meno della miniera – aggiunge Toni Faedda – e anche se il Comune non ha alcun potere decisionale, si deve far di tutto per non perdere quei posti di lavoro. Dopo la messa in sicurezza della miniera è ora di far ripartire le produzioni e credo che nell’arco di uno o due mesi, la nuova società potrebbe cominciare a riassorbire quei lavoratori messi prima in cassa integrazione e poi in mobilità». «Da salvare assolutamente, anzi deve essere il primo problema da affrontare – gli fa eco Gianfranco Muroni –. Indubbiamente l’amministrazione comunale può far poco, almeno direttamente. Ma per ovviare a questa mancanza di poteri, sarà necessario far pressione sulla Regione, obbligarla a non abbandonare la miniera di Olmedo. Attorno alla bauxite (ma anche bentonite) può ricrearsi un indotto importante che, per giunta, non riguarda solo Olmedo».

Tutti concordi sull’importanza della miniera di bauxite, che al momento occupa tre o quattro persone impegnate nella guardianìa degli impianti. E tutti, anche se in termini differenti, guardano al dopo miniera: Su Mezoru all’archeologia industriale ma anche alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio. Per non parlare dei siti archeologici, di Monte Baranta, che potrebbe essere un fortissimo richiamo non solo per i turisti che soggiornano ad Alghero, ma anche per il flusso turistico-culturale interno. (p.s.)

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative