La Svizzera è una mina vagante
L’ex laziale Petkovic guida una formazione solida, nella quale Shaqiri può essere il trascinatore
La Svizzera allenata dall'ex laziale Vladimir Petkovic è approdata alla fase finale dell'Europeo grazie all’ottimo secondo posto nel girone E delle qualificazioni (alle spalle dell’Inghilterra). Finora è sempre stata eliminata nella prima fase: l'obiettivo di Petkovic, alla guida della nazionale dal 2014, è quindi sfatare quantomeno questo tabù. Per farlo, il tecnico di origine bosniaca - ma con passaporti svizzero e croato - si affida a un elastico 4-3-3, ma anche all'esperienza di alcuni elementi collaudati, come l'ex interista Xherdan Shaqiri e il fluidificante juventino Stephan Lichtsteiner.
È una squadra solida, senza stelle di prima grandezza, ma con un equilibrio invidiabile. Gioca un calcio semplice, lineare, cerca di sfruttare al meglio le incursioni di Shaqiri. La velocità è la principale virtù di questo talento: riesce tuttavia a esprimerla meglio partendo da destra e accentrandosi, prendendo in contropiede i difensori avversari. Il mancino è uno dei giocatori più attesi agli Europei: fra le sue qualità vanno ricordati anche cross, dribbling, scatto, tiro forte e preciso, ma soprattutto una certa dose di creatività, che lo rende imprevedibile. Inoltre, in una nazionale in cui la fantasia non è mai stata al potere, fornisce un contributo fondamentale nell'uno contro uno, saltando l'uomo e creando la superiorità numerica. Shaqiri, come ha dimostrato anche nelle file dell'Inter ma soprattutto quest’anno in Premier, può essere spostato alle spalle delle punte, colmando una lacuna atavica nello scacchiere rossocrociato. Nell’elenco di Petkovic non figura, un po’ a sorpresa, Gokhan Inler, ma ci sono altri due “italiani”: l’udinese Silvan Widmer (ottima stagione) e il genoano Blerim Dzemaili. Insomma, non si sbaglia se si considera la Svizzera una vera mina vagante. (fu. pr.)
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