La Nuova Sardegna

Sassari

Pattada, è caccia ai complici del fabbro

Indagini per individuare i “basisti” della piantagione di marijuana. Il Comune si costituirà parte civile

24 agosto 2016
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PATTADA. Mentre le forze dell’ordine indagano per capire se altre persone (cosa molto plausibile) abbiano aiutato Stefano Caboni – il fabbro di Villaurbana arrestato domenica – a tenere rigogliosa la maxi piantagione di marijuana sequestrata due giorni fa dalla forestale, il Comune ha già deciso che si costituirà parte civile. Il terreno di Badu Ebbas, nella vallata denominata Su piscamu, dove sono state scoperte le oltre 1500 piante di cannabis è infatti di proprietà del Comune che, nel processo a carico di Caboni, si costituirà come parte offesa.

Ora la priorità è individuare i presunti complici del fabbro che risiedeva e lavorava a Villaurbana, in provincia di Oristano. Non proprio a due passi dal Goceano: facile intuire quindi che potesse contare sulla “collaborazione” di qualcuno del posto.

È stato un lavoro di diversi mesi quello degli uomini del Corpo forestale e di vigilanza ambientale che ha consentito di concludere questa operazione tra i sughereti del monte Suelzu Mameli. Un punto impervio, una radura di circa tremila metri quadrati ricavata in un canalone situato all’interno di una zona fittamente boscata, lontana da ogni via di accesso e di difficile raggiungimento. Quella che doveva essere una miniera d’oro per chi ne avrebbe ricavato gli introiti è stata scoperta grazie all’attività di verifica e di controllo del territorio effettuata giornalmente dalle pattuglie degli uomini della forestale.

L’attività di coltura, raccolta ed essiccazione delle piantine è stata monitorata e domenica è stato organizzato un particolare servizio di vigilanza intorno a quella zona. I nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale di Sassari, Nuoro e Oristano con gli uomini della stazione forestale di Pattada, hanno arrestato e portato nel carcere di Bancali, a Sassari, Stefano Caboni. (el.cor.)

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