La Nuova Sardegna

Sassari

Riciclare i rifiuti è un affare anche per la nostra isola

Alfredo De Girolamo
L'impianto per il trattamento dei rifiuti a Ozieri
L'impianto per il trattamento dei rifiuti a Ozieri

La Sardegna si dimostra virtuosa in tutto e per tutto e brilla in particolare nel recupero di carta, cartone e legno

22 dicembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





L’industria del riciclo dei rifiuti in Italia è un gigante silenzioso, che macina decine di milioni di tonnellate di materiali, fa lavorare imprese e addetti, genera ricchezza, riduce la dipendenza dall’importazione di materie prime, contribuisce alla riduzione di gas serra. Il riferimento è alla quantità di rifiuti che riusciamo a recuperare, quadro che da anni ci fornisce il rapporto “Italia del Riciclo”, una pubblicazione curata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che analizza il settore dei rifiuti da un’altra prospettiva, fornendo la vera chiave di lettura dell’economia circolare.

Dove poco importa della distinzione fra rifiuti urbani e speciali: metalli, vetro, carta, plastiche, rifiuti organici, legno, materiali che possono essere destinati all’economia del riciclo. E non importa se provenienti dai cittadini o dalle imprese. Un comparto di cui l’Italia, insieme alla Germania, è il mercato del riciclo più forte d’Europa, uno dei più forti del mondo.

La tradizione industriale del riciclo nel nostro Paese è antica, affonda le radici nella mancanza di materie prime e nell’operosità di migliaia di piccoli imprenditori che da decenni svolgono questa attività. Siamo leader in Europa, come quantitativi complessivi avviati al riciclo e come percentuale di incidenza sui rifiuti, sia urbani che speciali. Tuttavia appariamo sempre più famosi per le “crisi rifiuti” di Napoli e di Roma, o per la Terra dei Fuochi, che per essere stabilmente da anni il Paese che ricicla di più nel continente. Al tempo stesso l’economia del riciclo vive da anni senza incentivi e semplificazioni di rilievo, fuori dal dibattito pubblico e dalle politiche attive delle amministrazioni.

Come illustra il rapporto, l’Italia ha costantemente migliorato il suo tasso di recupero di materiali presenti nei rifiuti. Dal 1999 al 2015 la quota di recupero è più che raddoppiata, mentre la quota di avvio a smaltimento dimezzata. Il tessuto imprenditoriale è forte anche se frammentato: oltre 10mila imprese, che stanno riorganizzandosi ed integrandosi sempre di più con gli operatori upstream, gestori dei servizi di raccolta e trattamento, spesso pubblici. Una buona esperienza di integrazione pubblico-privato. Il 55% dei rifiuti gestiti è stato avviato a recupero. Il settore vale in Italia 23 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 8, con 133mila addetti. Un pezzo di green economy, probabilmente il più importante.

Ottime performance che caratterizzano tutti i settori: imballaggi, biowaste, veicoli fuori uso, inerti, raee (i rifiuti elettronici). La Sardegna si dimostra virtuosa in tutto e per tutto. Nel recupero di carta e cartone con 47,3 kg/ab è la miglior regione del Mezzogiorno (Isole comprese); stesso dicasi per la raccolta del legno, che aumenta addirittura del 30%; risultati eccellenti nei raee, dove è stata raccolta una media di 6,70 kg/ab, quarta assoluta dietro solo a Valle d’Aosta (9,14), Molise (7,95) e Trentino Alto-Adige (6,92). I risultati dunque ci sono, tuttavia dobbiamo indicare una prospettiva a questo mercato. La nuova Direttiva europea e il pacchetto economia circolare di prossima emanazione ci consegnano un orizzonte strategico definito: il 2030. Dodici anni in cui graverà sull’Italia la responsabilità di essere leader in questa fase di sviluppo, forte della sua attuale consistenza industriale.

Al 2030 il 70% dei rifiuti urbani andrà riciclato, e probabilmente la nuova Direttiva ci dirà qualcosa di simile anche nel settore dei rifiuti speciali. Si tratta di un balzo importante di questo mercato a livello europeo, che avrà ripercussioni anche a scala globale. Il flusso di rifiuti da avviare a recupero aumenterà, e per alcune frazioni, come l’organico, aumenterà di tanto. Occorre affrontare questa sfida con tutti gli strumenti disponibili di politica ambientale, economica, fiscale, industriale. L’Italia deve restare leader del comparto anche a fronte di questo nuovo balzo. Occorre un’industria forte e una policy pubblica coerente, chiara, decisa.
 

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative