La Nuova Sardegna

Sassari

Pigliaru verso il nuovo anno: «Treni, aerei e industria sono le priorità per il 2018»

di Luca Rojch
Pigliaru verso il nuovo anno: «Treni, aerei e industria sono le priorità per il 2018»

Il governatore della Sardegna è sicuro: «Porteremo avanti le riforme, ora i primi risultati»

30 dicembre 2017
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SASSARI. Ha navigato nella notte tempestosa della crisi economica. Ha cavalcato il serpente schizofrenico di una maggioranza complicata. È sopravvissuto al fuoco amico del Governo di Roma. E il presidente Francesco Pigliaru è ancora più determinato a portare avanti il suo mandato. Riaccesa l’Alcoa, riaperto l’ex Arsenale alla Maddalena, Pigliaru racconta la sua isola e cosa vuole fare prima che finisca la legislatura.

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Presidente, a che punto è il Patto per la Sardegna?
«Si sta dispiegando. Senza Patto non ci sarebbero i 120 milioni per la Continuità territoriale. I soldi per intervenire e mettere in sicurezza i 70 canali tombati che ci sono in Sardegna. Una larga fetta dei fondi per Iscola. E anche le risorse per la mobilità elettrica arrivano dal Patto. Abbiamo stanziato le risorse, oltre 50 milioni di euro per intervenire sulle strade provinciali, altri 50 per sistemare la viabilità».


Per il ministro Carlo Calenda è impossibile pensare a una Sardegna senza industria. È d’accordo?
«Qualunque economia del mondo cresce se si differenzia. Faccio un esempio. Le Baleari hanno puntato solo sul turismo. Ora si trovano in difficoltà e sostengono di non potere più reggere una presenza tanto invasiva dei vacanzieri. L’industria può stare in piedi in Sardegna a patto che produca posti di lavoro e non debiti. Una ricetta che abbiamo applicato per Meridiana, per Portovesme e lo faremo anche su Porto Torres. Concordo con Calenda, la chimica verde è una grande opportunità per Porto Torres, cosi come lo sono il turismo e l’agroalimentare».

Il metano è il futuro?
«Lo è nella transizione verso le rinnovabili. Ci abbiamo lavorato tanto in questi anni. Abbiamo trovato una situazione non sostenibile con l’idea del Galsi. Siamo andati oltre e ora è pronto un progetto che darà il metano a tutta la Sardegna. Lo abbiamo fatto grazie agli accordi col governo Renzi. Le aziende avranno energia a basso costo. La dorsale sarà realizzata a breve».

Cosa si deve fare per migliorare i trasporti aerei?
«Si deve iniziare a pensare a una cabina di regia unica per i tre aeroporti sardi e di un’unica strategia. Solo uniti saranno forti sul mercato internazionale e non più vittime dello strapotere dei vettori. Ma questo è solo una parte del piano. Gli scali devono essere ben collegati tra loro. Serve una rete per unire in modo adeguato tutti gli aeroporti e per ridurre i tempi di percorrenza attuali in Sardegna».

La sua giunta ha investito più di tutti nelle ferrovie, ma i risultati ancora si vedono poco.
«È così. Lo sforzo non ha creato per ora grandi differenze sui tempi. Il comfort è migliorato, ma nel 2018 spero si arrivi a ulteriori tagli dei tempi. Abbiamo un obiettivo. Grazie al Patto abbiamo investito 350 milioni di euro, e vogliamo collegare Sassari a Cagliari in meno di 2 ore e Cagliari a Olbia in 2,30 ore. Mi sembrano obiettivi realistici. Si potranno raggiungere senza progetti immaginifici. Per prima cosa si potrebbero ridurre i rallentamenti nei passaggi a livello non custoditi».

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Alcoa, La Maddalena, Meridiana, treni, servitù, Igea. Lei è un fan delle missioni impossibili?
«Sono missioni complicate, ma a una a una proviamo a risolverle. Per alcune ci siamo riusciti. Per altre siamo a lavoro. Come per L’Eni. Spero che il 2018 segni la svolta. Ne ho parlato con il premier Gentiloni e Calenda. Ma si deve avere pazienza. Sono tutte vertenze complesse ed è necessario lavorare sui dettagli».

A che punto è la Ct1?
«Abbiamo un dialogo serrato con la Commissione europea per avere una Ct1 migliore di quella attuale. La battaglia va fatta per il riconoscimento della condizione di insularità. Deve essere riconosciuto il fatto che per andare da Cagliari a Bari serve una nave o un aereo, che da noi servizi come Blablacar non esistono, e che la sharing economy ha accentuato gli svantaggi dell’insularità».

Lei cosa ne pensa del referendum sull’insularità?
«Tutto è utile a Roma e a Bruxelles. Ci lavoriamo da tempo con Corsica e Baleari, e lo stesso Patto per la Sardegna è nato sulla base di un nostro studio sugli svantaggi dell’insularità».

Ancora in alto mare la convenzione sui traghetti.
«La convenzione tra Stato e Tirrenia segna una situazione di disordine. La continuità aerea la decide la Regione, su quella marittima non può fare nulla. Credo che sia arrivato il tempo di mettere ordine e creare omogeneità».

La sua è la giunta più riformista degli ultimi 20 anni, perché non è stato capito?
«In questi anni ci siamo dati tanto da fare per portare a casa le riforme. Ma è molto complicato. Perché le riforme mostrano i loro effetti in tempi più lunghi della legislatura, mentre la contestazione è immediata. La politica oggi vive di consenso immediato, per questo richiede coraggio farle. Ma per noi è fondamentale. Pensate più in grande a Obama e alla sua riforma sulla salute che ha garantito a tutti negli Usa di avere una copertura sanitaria. Un risultato con un percorso complicato. Le riforme sono palazzi di cui si vedono solo le fondamenta nell’immediato».

Qual è la riforma più importante che ha fatto ?
«Le due di cui sono più orgoglioso sono quelle degli enti locali e della sanità. Difficilissime, ma non si poteva attendere oltre. Abbiamo dato importanza alle Unioni dei comuni proprio per stimolare il dialogo tra le comunità. Ogni singolo paese è troppo debole per far sentire la sua voce. Insieme diventano forti. Lo sviluppo deve essere pensato come crescita globale del territorio. Anche la sanità aveva bisogno di essere migliorata e resa più efficiente. Era carissima e i risultati non erano soddisfacenti».

A proposito, ma secondo lei la Regione ha fatto un affare ad accollarsi i costi della sanità? O è stato un errore?
«In generale abbiamo fatto un affare. Siamo passati dai 200 milioni di Iva a prendere 2 miliardi. Ma si deve stare attenti per rendere efficiente la spesa. E si deve ridiscutere l’accordo sui costosissimi farmaci innovativi, che ora la Regione si paga e distribuisce. Ma spetterebbe al governo farlo».

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Approverete la legge urbanistica?
«Sì. La legge urbanistica nel suo insieme è fondamentale. Ci si è concentrati su due o tre articoli su cui siamo pronti a confrontarci con tutti. Abbiamo deciso di aprire un ulteriore dibattito per arrivare a una soluzione condivisa, in particolare su articoli che possono essere considerati da qualcuno pericolosi per l’ambiente».

Le ha dato fastidio essere definito cementificatore dagli ambientalisti?
«L’ho trovato profondamente ingiusto. Nella nostra giunta non c’è nessun cementificatore. Questa è una certezza e i fatti lo dimostrano».

Spesso è stato anche accusato di non avere a cuore il nord ovest dell’isola.
«Io sono sassarese, piuttosto sassarese. Il nord ovest è una risorsa straordinaria della Sardegna. Lo è e lo sarà sempre di più. C’è un’occasione straordinaria data dalla riforma degli enti locali. È la rete di città che può vedere Sassari fare asse con Alghero e Porto Torres. Insieme diventeranno un polo eccezionale, un motore per la crescita dell’isola. Ma devono ragionare come sistema. Le risorse ci sono. E in questi anni la giunta ha investito cifre importanti proprio su questo territorio. Dai fondi per la Sassari-Alghero ai 200 milioni per il nuovo ospedale. Dai 30 milioni per la ricerca in buona parte destinati all’università di Sassari ai 60 milioni di Iscola. Ai 20 per il campus universitario. Vorrei anche sfatare una delle bugie che viene spesso riportata e riguarda l’aeroporto di Alghero. Noi non solo non lo abbiamo abbandonato, ma il Riviera del Corallo è ancora aperto perché lo abbiamo privatizzato. Ora c’è un management molto capace che cerca di far uscire lo scalo dal crollo del modello dell’unico vettore a cui l’aeroporto si era affidato. Il bando per il marketing territoriale ha già attivato una serie di voli e i risultati si vedranno tra poco».

Ha parlato con l’Eni di Porto Torres?
«Sulla chimica verde abbiamo lavorato sottotraccia. Ho convinto Eni a non abbandonare la priorità della chimica verde a Porto Torres. Siamo pronti al rilancio. E lo confermano anche le parole del ministro Calenda».

Soddisfatto dell’accordo sulle servitù militari?
«Sì, è un primo passo. E mi pare che sia stato colto dall’opinione pubblica. Chi contesta mi sembra sia diventato sempre più marginale nel dibattito».

Resta ancora il nodo dei centri dell’interno.
«Lavoriamo in modo intenso. Siamo tra le prime 5 regioni in Europa per investimenti sulla fibra nelle aree rurali. Spenderemo 65 milioni per interventi sulle strade dell’interno. Molti degli interventi del progetto Iscola sono proprio rivolti ai comuni del centro Sardegna e delle aree montane. Si incentiva il passaggio alla scuola digitale con contributi per l’acquisto di tablet. E c’è un grande sforzo per debellare dopo 40 anni la peste suina. L’obiettivo è rilanciare l’allevamento suinicolo e fare come in Spagna in cui c’era la peste suina e ora solo l’Estremadura fattura 400 milioni di euro. Faccio una piccola parentesi sul lavoro. La disoccupazione è scesa in Sardegna dal 19, al 14,7 per cento. Ma non possiamo essere soddisfatti. Troppe persone sono ancora senza lavoro e vivono sotto la soglia di povertà».

Si ricandiderà o tornerà al suo lavoro all’università?
«Non ho deciso e non lo farò fino alla fine del mio mandato. Voglio essere libero nelle mie scelte alla guida della giunta. Quello che verrà fatto non sarà in vista di una candidatura o nella certezza di non presentarmi più. Ho un solo obiettivo ora: il bene dei sardi».

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