Cultura ancora a ostacoli per i disabili
di Luigi Soriga
Dal Multisala, all’Auditorium, all’Astra: norme sicurezza ok, ma scarsa sensibilità sulle esigenze degli utenti in carrozzina
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SASSARI. Il peggior nemico per un disabile è la distrazione. Ci deve fare i conti ogni giorno. Anche Sassari, per dirla tutta, è una città piuttosto distratta. Basta fare un giretto lontano dal centro, e cambiare lenti al proprio sguardo di normo dotato, per capire quanta trascuratezza ci sia nei confronti di chi è costretto a spostarsi su una sedia e due ruote.
In genere questo mondo sconosciuto fatto di barriere, ostacoli, gradini troppo alti, marciapiedi sfasciati, avvallamenti, pendenze eccessive, auto invadenti, si materializza a tradimento a neomamme e novelli papà il giorno che si ritrovano a spingere un passeggino. È quello il momento dell’osmosi tra “bipedi” e “passanti a rotelle”, il preciso istante in cui i due mondi si incrociano.
C’è però anche chi, questa disattenzione, cerca di disinnescarla con grande fatica. La commissione disabilità del Comune, dal 2015 prova a levigare spigoli e insensibilità. La presidentessa Pina Ballore (sempre a fianco dei malati di Alzheimer) o Gigliola Serra (Uildm e distrofia) o la consigliera comunale Francesca Arcadu, e tutte le altre rappresentanti delle associazioni, tentano un impossibile capovolgimento di fronte: trasformare la disabilità da un impiccio marginale, a una presenza costante da considerare.
Il caso del cinema multisala è solo l’ultimo esempio: «Quando ero più giovane e incazzosa – racconta Francesca Arcadu – mi facevano imbestialire le automobili sui marciapiedi, gli stalli occupati, o i gradini al posto degli scivoli. Con l’età ho alzato l’asticella. Ora ciò che mi ferisce è la scarsa considerazione nei nostri confronti. Siamo visti come soggetti deboli ma non come utenti e persone con esigenze particolari. Tipo: c’è una legge da rispettare in tema di sicurezza e tutela delle disabilità, e allora ai concerti, al cinema o a teatro basta parcheggiare la carrozzina in prima o ultima fila, vicino alle uscite, e va tutto bene. Parametri rispettati, nessuna sanzione. Nessuno che si metta nei panni di un disabile e si chieda come fruirà di quello spettacolo. È questa la sensibilità che manca, soprattutto da parte delle istituzioni o degli organizzatori di eventi: e credetemi, questa barriera culturale è molto più avvilente di una barriera architettonica».
Altro esempio: da due anni Palazzo Ducale potrebbe avvalersi della consulenza di un disability manager. Cioè una figura professionale attenta alle esigenze e al rispetto dei diritti delle persone affette da handicap. Eppure questo professionista viene rarissimamente interpellato e coinvolto, quasi la sua nomina fosse più una piccola medaglia appuntata su un’amministrazione. I suoi pareri, come quelli della Commissione disabilità, sarebbero preziosi, perché di angoli da smussare a Sassari ce ne sono tanti. A cominciare dai luoghi della cultura, come l’auditorium comunale. «Entri da un ingresso posteriore – spiega Francesca Arcadu – e si tratta di un accesso tecnico, utilizzato dalle comparse o dai vigili del fuoco. Arrivarci è tutt’altro che agevole: ti devono accompagnare in auto, lasciare parcheggiata in una saletta semibuia, poi riprenderti dopo aver sistemato la vettura, e infine spingerti fino alla tua poltrona, riservata ai disabili, vicino alle uscite di sicurezza. Come sempre si pensa alle norme ma non alla persona. Perché entrare dal retro è discriminante e priva il disabile di ogni possibilità di socializzare, di scambiare due chiacchiere prima dello spettacolo. Che poi, a pensarci, questa parentesi di condivisione e socialità è proprio il bello di andare al cinema o a teatro».
Tra poco dovrebbe aprire i battenti l’ex Astra, e non sembra esattamente spalancare le braccia ai disabili. Anche qui ingresso posteriore di serie.
«Sapete quale sarà la vera rivoluzione? – dice Pina Ballore – quando i “normali” e “i disabili” entreranno sempre dalla stessa porta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
In genere questo mondo sconosciuto fatto di barriere, ostacoli, gradini troppo alti, marciapiedi sfasciati, avvallamenti, pendenze eccessive, auto invadenti, si materializza a tradimento a neomamme e novelli papà il giorno che si ritrovano a spingere un passeggino. È quello il momento dell’osmosi tra “bipedi” e “passanti a rotelle”, il preciso istante in cui i due mondi si incrociano.
C’è però anche chi, questa disattenzione, cerca di disinnescarla con grande fatica. La commissione disabilità del Comune, dal 2015 prova a levigare spigoli e insensibilità. La presidentessa Pina Ballore (sempre a fianco dei malati di Alzheimer) o Gigliola Serra (Uildm e distrofia) o la consigliera comunale Francesca Arcadu, e tutte le altre rappresentanti delle associazioni, tentano un impossibile capovolgimento di fronte: trasformare la disabilità da un impiccio marginale, a una presenza costante da considerare.
Il caso del cinema multisala è solo l’ultimo esempio: «Quando ero più giovane e incazzosa – racconta Francesca Arcadu – mi facevano imbestialire le automobili sui marciapiedi, gli stalli occupati, o i gradini al posto degli scivoli. Con l’età ho alzato l’asticella. Ora ciò che mi ferisce è la scarsa considerazione nei nostri confronti. Siamo visti come soggetti deboli ma non come utenti e persone con esigenze particolari. Tipo: c’è una legge da rispettare in tema di sicurezza e tutela delle disabilità, e allora ai concerti, al cinema o a teatro basta parcheggiare la carrozzina in prima o ultima fila, vicino alle uscite, e va tutto bene. Parametri rispettati, nessuna sanzione. Nessuno che si metta nei panni di un disabile e si chieda come fruirà di quello spettacolo. È questa la sensibilità che manca, soprattutto da parte delle istituzioni o degli organizzatori di eventi: e credetemi, questa barriera culturale è molto più avvilente di una barriera architettonica».
Altro esempio: da due anni Palazzo Ducale potrebbe avvalersi della consulenza di un disability manager. Cioè una figura professionale attenta alle esigenze e al rispetto dei diritti delle persone affette da handicap. Eppure questo professionista viene rarissimamente interpellato e coinvolto, quasi la sua nomina fosse più una piccola medaglia appuntata su un’amministrazione. I suoi pareri, come quelli della Commissione disabilità, sarebbero preziosi, perché di angoli da smussare a Sassari ce ne sono tanti. A cominciare dai luoghi della cultura, come l’auditorium comunale. «Entri da un ingresso posteriore – spiega Francesca Arcadu – e si tratta di un accesso tecnico, utilizzato dalle comparse o dai vigili del fuoco. Arrivarci è tutt’altro che agevole: ti devono accompagnare in auto, lasciare parcheggiata in una saletta semibuia, poi riprenderti dopo aver sistemato la vettura, e infine spingerti fino alla tua poltrona, riservata ai disabili, vicino alle uscite di sicurezza. Come sempre si pensa alle norme ma non alla persona. Perché entrare dal retro è discriminante e priva il disabile di ogni possibilità di socializzare, di scambiare due chiacchiere prima dello spettacolo. Che poi, a pensarci, questa parentesi di condivisione e socialità è proprio il bello di andare al cinema o a teatro».
Tra poco dovrebbe aprire i battenti l’ex Astra, e non sembra esattamente spalancare le braccia ai disabili. Anche qui ingresso posteriore di serie.
«Sapete quale sarà la vera rivoluzione? – dice Pina Ballore – quando i “normali” e “i disabili” entreranno sempre dalla stessa porta».
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