La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, tangente per un nullaosta: funzionario condannato

di Nadia Cossu
Sassari, tangente per un nullaosta: funzionario condannato

Tre anni a un dipendente dell’Ufficio tutela del paesaggio arrestato nel 2016. Intascò soldi per rinnovare una concessione. Lui al giudice: un grosso equivoco

08 febbraio 2018
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SASSARI. Nella busta che gli era stata appena consegnata c’erano 2500 euro in banconote segnate. Impossibile, per Leonardo Andrea Casanova – funzionario in servizio all’Ufficio Tutela del Paesaggio di Sassari-Olbia – negare di avere appena ricevuto quei soldi dall’amministratore di una società che si occupa di estrazioni minerarie nei territori di Ittiri e di Uri. Ossia colui che lo aveva denunciato e gli aveva portato quel denaro per fornire la prova finale di una concussione.

Ieri mattina, davanti al gup Carmela Rita Serra, il funzionario è stato condannato a tre anni di reclusione. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Cristina Carunchio aveva chiesto una condanna pesantissima: era partita da nove anni che, per via della diminuzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato, sono diventati sei, senza le attenuanti generiche.

Secondo le accuse che a luglio del 2016 avevano fatto finire Casanova in carcere, la somma sarebbe stata la prima tranche di una tangente che il funzionario, 62 anni, sassarese, avrebbe preteso per non mettere i bastoni tra le ruote a una concessione mineraria. Era stato arrestato in flagranza di reato dal personale del Nucleo investigativo regionale di polizia giudiziaria del corpo forestale della Regione.

Stando alle indagini, Casanova avrebbe preteso quei soldi dall’amministratore della Argilitti srl per non bloccare il nullaosta paesaggistico necessario per il rinnovo della concessione mineraria. L’imprenditore della Argilitti aveva fatto finta di accettare, invece non era neppure uscito dallo stabile della Regione e si era rivolto agli investigatori del Corpo forestale (i cui uffici sono nello stesso palazzo). Era scattata un’inchiesta, i movimenti del funzionario regionale erano stati controllati per giorni, l’uomo era stato pedinato, il suo telefono intercettato e il suo ufficio riempito di microfoni che registravano tutte le conversazioni.

Per chiudere il caso mancava la prova regina: la busta piena di soldi che passava di mano in mano. Nel giorno stabilito per la consegna del denaro, Leonardo Andrea Casanova aveva ricevuto nel suo ufficio l’amministratore della Argilitti e aveva preso la busta dalle sue mani, ma non aveva fatto in tempo a contare il denaro. Per il personale del Nucleo investigativo del Corpo forestale era l’atteso segnale di entrare in azione.

Durante il processo l’imputato, difeso dall’avvocato Gianluca Giordo, si è sottoposto a esame e ha parlato di «un grosso equivoco». Ha cioè detto che fra lui e l’imprenditore che lo ha denunciato c’era un rapporto di collaborazione esterna, vista la sua esperienza e professionalità nel settore, ma che niente aveva che fare con la pratica in discussione nel suo ufficio. L’imputato ha anche riconosciuto di aver sbagliato in qualche modo, e si è assunto la responsabilità senza attribuire ad altri alcuna colpa.

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