La Nuova Sardegna

Sassari

Truffa? Sulla Side decide il gip

Fornitori rimasti a bocca asciutta, fidejussioni fantasma e il fallimento dell’azienda di Codrongianos

30 giugno 2018
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SASSARI. Debiti maturati coi fornitori di mezza Sardegna, la promessa di saldarli con l’aiuto di un mediatore finanziario, quindi il fallimento e le conseguenze penali ancora tutte da stabilire: è la storia recente della Side scarl di Codrongianos, una società che operava nella grande distribuzione degli alimentari che dopo aver fatto parte del consorzio Cedi Sardegna è finita a difendersi in tribunale dall’accusa di truffa. Partita un’inchiesta dall’esposto-querela presentato il 20 dicembre dell’anno scorso dalla cooperativa produttori Arborea società agricola alla Procura di Oristano e dall’Associazione agricoltori villacidresi a quella di Cagliari, il pm Porcheddu aveva deciso di archiviarla rilevando nella vicenda soltanto profili civilistici. I legali delle due società si sono opposti e ieri hanno ribadito davanti al gip Michele Contini la richiesta di procedere contro la Side. Sentite le parti, il giudice deciderà entro un mese se ordinare al pm la formulazione del capo d’imputazione o se accogliere la sua istanza di archiviazione.

I fatti, descritti nelle querele e nell’atto di opposizione all’archiviazione, sono questi: siamo ai primi mesi del 2015 e la Side, che commercia in alimentari, ha accumulato debiti per un milione e mezzo di euro con numerosi fornitori dell’isola. I solleciti di pagamento cadono nel vuoto, finché - e siamo al 31 maggio 2015 - i creditori ricevono un invito a sospendere l’incasso delle fatture insolute in vista di una composizione. Il 22 luglio successivo le aziende creditrici vengono chiamate a un incontro programmato ad Alghero cui avrebbero partecipato anche i funzionari della Wbi spa, una società di assicurazione del credito. Alla riunione il presidente di Side Giuseppe Secchi illustra lo stato di crisi dell’azienda ma annuncia che avrebbe garantito il pagamento dei debiti con una polizza assicurativa Gbm Finanziaria spa, con sede a Roma, per un milione e mezzo coperti da beni immobili personali. La Gbm conferma la presenza di accordi in fase conclusiva perché la compagnia emettesse polizze fidejussorie a garanzia del pagamento dei debiti. L’invito rivolto ai creditori era di congelare le procedure di riscossione e di riprendere le forniture sospese. I creditori, esaminati i documenti, si fidano e accettano. Ma quando la Coop di Arborea, scaduti i termini, cerca di riscuotere la polizza la Gbm risponde che non c’è un soldo disponibile: la Side era stata inadempiente, in altre parole erano mancate le garanzie promesse. Più avanti - il 23 marzo 2017 - la Side viene dichiarata fallita dal tribunale di Sassari e appena due mesi dopo fallisce anche la Gbm Finanziaria Spa. Insomma: per i fornitori oltre il danno anche la beffa finale.

Ma c’è dell’altro: la garanzia fidejussoria annunciata dalla Gbm non avrebbe mai potuto esistere, visto che la società romana non era abilitata dalla Banca d’Italia a rilasciare garanzie, come risulta dai documenti depositati dai legali all’esame del giudice.

Ora, dopo la richiesta di archiviazione depositata dalla Procura, la parola passa al gip Contini, cui ieri i legali delle due aziende creditrici hanno ribadito la richiesta di andare avanti col procedimento penale. Ad attendere la decisione, oltre le due aziende che hanno querelato la Side, numerosi altri fornitori che si sentono truffati e che hanno perso somme ragguardevoli. Sul fronte della procedura fallimentare la posizione degli amministratori Side è nelle mani del curatore Pierpaolo Martelli, la cui relazione sui conti della società fallita andrà all’esame della Procura per verificare se sussistano fatti di bancarotta. (m.l)



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