La Nuova Sardegna

Sassari

I sindacati: un nuovo sviluppo riqualificando l’area industriale

di Gavino Masia

Le reazioni alla notizia del polo fotovoltaico e dell’avvio delle bonifiche: «Ma ora servono fatti» Il sindaco: «Vigileremo per fare in modo che venga utilizzata il più possibile manodopera locale» 

10 luglio 2018
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PORTO TORRES. Il futuro occupazionale del Nord Ovest della Sardegna si colora di speranza dopo gli annunci della giunta regionale sul prossimo avvio dei lavori del polo fotovoltaico e delle bonifiche nell’area industriale della Marinella. Dalle immagini sbiadite dei protocolli d’intesa che dovevano rilanciare l’industria - illudendo tanti padri di famiglia sistemati ai margini del ciclo produttivo - alle ultime notizie estive che sembrano rimettere in gioco un territorio che ora come non mai ha necessità di unità d’intenti per raggiungere obiettivi certi. Si tratta di nuove opportunità, soprattutto le bonifiche, attese da troppo tempo e che dovrebbero restituire terreni e ambienti puliti per nuovi insediamenti produttivi.

«Siamo soddisfatti che sia questo Ministero – dice il sindaco Sean Wheeler – a concludere l’iter autorizzativo delle bonifiche: a Porto Torres si è parlato a lungo di questo argomento, spesso credendo però erroneamente che le bonifiche siano la risoluzione ai problemi occupativi della città».

Per il primo cittadino saranno sicuramente una boccata d’ossigeno, ma l’economia di Porto Torres non si può basare «solo su questo e su alcuni annunci». «Sapere che potrebbero partire a breve è un bene sia dal punto di vista ambientale e sia per l’occupazione – aggiunge –, ma vigileremo e auspichiamo che venga utilizzata quanto più possibile la mano d’opera locale».

In merito all’occupazione, invece, il sindaco vorrebbe precisare sulla notizia fornita dalla Regione per il polo fotovoltaico: «Ancora non è definitivo e le 150 unità lavorative dichiarate dall’assessore Spano saranno impegnate solo per pochi mesi. È un bene comunque che l’area industriale possa servirsi di energia pulita, prodotta nel rispetto dell’ambiente». Le federazioni sindacali di categoria del settore - sul tema della costruzione della centrale fotovoltaica da parte di Eni sui terreni dell’ ex petrolchimico - vanno aldilà delle valutazioni sull’ essere favorevoli o contrari al progetto. «Pensiamo ci si debba concentrare sulla reale relazione che vi è fra esso e il processo – dicono i segretari Giovanni Tavera della Uiltec Uil, Luca Velluto della Femca Cisl e Gianfranco Murtinu della Filctem Cgil – molto in ritardo, di riconversione industriale del sito di Porto Torres: un impianto che produce energia elettrica da fonte rinnovabile dovrebbe essere funzionale allo sviluppo delle attività industriali legate alla chimica verde e non solo, così come era stata concepita per esempio, nel 2011, la centrale a biomasse di Eni (poi cancellata)».

Dell’impianto fotovoltaico, aggiungono i segretari, Eni ne parlava in quello che doveva essere il possibile accordo modificativo del protocollo sulla chimica verde che un anno fa era in fase di discussione fra la multinazionale, le organizzazioni sindacali e la Regione. «Poi però è sparito soprattutto dall’agenda della giunta Pigliaru e rimaniamo perciò perplessi nel leggere che il governo regionale si limita a gioire per le autorizzazioni al fotovoltaico senza pretendere da Eni garanzie sugli investimenti, ben più importanti, che costituiscono, a nostro modo di vedere, l’ unica reale via di sviluppo del nostro territorio». Il presidente Francesco Pigliaru dovrebbe quindi occuparsi – secondo Tavera, Velluto e Murtinu – di coinvolgere i sindacati uniti e il territorio. «Rilanciando e accelerando il cammino di riqualificazione dell’Area di crisi complessa di Porto Torres, per dare risposte alle centinaia di lavoratori espulsi dalla produzione e, perché no, ad altri che in questo nuovo sviluppo industriale potrebbero trovare occupazione».

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