La Nuova Sardegna

Sassari

La sfida di due sassaresi: flebo a pressione per salvare le palme

Gigi Pischedda al lavoro
Gigi Pischedda al lavoro

I due tecnici spiegano di poter agire contro l'aggressione del punteruolo rosso con determinate condizioni

08 novembre 2019
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SASSARI. Quando gira in macchina per Sassari, lo sguardo si posa spesso su viali e alberi. È deformazione professionale. «Alle volte ho rischiato anche di sbattermi – dice Gigi Pischedda – ma non posso far a meno di guardare le palme che appassiscono e si accasciano. E penso che sia un vero peccato. Perché la strage si potrebbe fermare». Lui e Barbara Casu, sassaresi, 42 e 40 anni, ne hanno in cura una cinquantina, tra Sassari, Alghero e Porto Rafael: «Finora non è morta nessuna pianta. Il nostro trattamento sembra funzionare». Si chiama endoterapia, ed è una sorta di chemio applicata contro quel parassita che metastatizza di giorno in giorno, ovvero il punteruolo rosso.

«La differenza tra il nostro metodo e quello più comune dell’ago cannula, consiste nel fatto che noi iniettiamo a pressione la soluzione fitosanitaria all’interno del fusto, e la palma la assorbe velocemente per via linfatica. La sostanza non viene sprecata, dispersa in ambiente, e ha lunga persistenza». Mediamente la quantità di medicinale introdotto è di 250 millilitri, che possono aumentare o diminuire a seconda della grandezza dell’albero. «La terapia con l’ago cannula, invece, somministra 20 millilitri di prodotto, e per questo si rendono necessari anche 25 interventi l’anno. Il nostro sistema richiede due o tre interventi complessivi, per una spesa totale di 200 o 300 euro. Considerato che una palma di grosse dimensioni ha un valore di 30mila euro, parliamo di cifre che forse val la pena rischiare». «Noi non promettiamo miracoli, non possiamo resuscitare palme morte, quelle con le foglie cascanti. Però se la pianta si trova in determinate condizioni noi siamo in grado di garantire la riuscita della cura».

L’endoterapia, secondo Gigi Pischedda e Barbara Casu, è efficace in questi casi: «Se fatta a livello preventivo, cioè prima ancora che la palma venga attaccata dal parassita, la pianta verrà risparmiata dal punteruolo. Finora la casistica ci dà ragione al 100%. Se invece ci sono le larve, ma il germoglio centrale non è del tutto compromesso e ci sono ancora delle parti verdi, con la nostra terapia ci sono altissime probabilità di ripresa». La soluzione fitosanitaria è composta principalmente da insetticida, ma poi è veicolata con acqua per un più facile assorbimento e da concimi. Un po’ come quando un paziente viene bombardato di antibiotici, e poi il medico per tirare su il sistema immunitario gli fa bere anche degli integratori. L’assorbimento della “pozione” richiede circa 10 minuti, e in 72 ore il prodotto agisce. «In viale Mameli abbiamo trattato tre palme nel dicembre del 2017. Il punteruolo in una aveva eroso il 50% della chioma e intaccato anche parte del cuore. Quando abbiamo ispezionato la pianta e fatto cadere il fogliame secco, abbiamo trovato diversi coleotteri e larve vive. Le altre due palme avevano qualche foro, ma non erano così compromesse. Dopo quattro mesi, nella prima palma danneggiata, abbiamo trovato i coleotteri secchi. Non c’era più perdita di fogliame. Le due palme accanto avevano preso vigore e colore. A distanza di un anno e mezzo la prima palma ancora sopravvive e non c’è più traccia di parassiti. Le altre sono robuste e verdi».

Gli stessi risultati a Piandanna, Alghero e Porto Rafael. «Tutto documentato con foto del prima e dopo. Purtroppo in due anni di attività ci è capitato di lavorare solo con i privati. Siamo un’azienda giovane, poco conosciuta, e da parte dei Comuni non c’è fiducia. Non diciamo di essere migliori degli altri, siamo bersagliati da critiche, ci dicono di dare false speranze perché contro il punteruolo non c’è rimedio. Per noi non è così e ci piange il cuore vedere le palme estinguersi in tutta l’isola. Metteteci alla prova: il Comune ci dia una o due palme cavia. Così da dimostrare, anche gratuitamente, che il nostro metodo funziona».

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