La Nuova Sardegna

Sassari

“Menawara”, acqua senza sprechi

di Giovanni Bua

L’università capofila di un progetto internazionale per il riutilizzo delle risorse idriche in zone aride

19 novembre 2019
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SASSARI. Si chiama “Menawara” il nuovo fiore all’occhiello del Nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’università di Sassari. Una task force di una quarantina di docenti di sette diversi dipartimenti e una ventina di giovani ricercatori, guidata da Pier Paolo Roggero, che si sta facendo onore con i suoi progetti e ricerche ai quattro angoli del mondo. L’ultima sfida, parte del maxi programma da 250 milioni Eni Cbc-Med nato per promuovere uno sviluppo economico, sociale e territoriale equo e sostenibile e favorire l’integrazione transfrontaliera tra i 13 paesi membri che si affacciano sul Mediterraneo, riguarda l’acqua. Con quasi tre milioni di fondi Ue sul piatto per andare a caccia di di soluzioni innovative (e facilmente replicabili) per migliorare dell’efficienza nella gestione delle risorse idriche e promuovere l’utilizzo di fonti idriche non convenzionali.

Menawara. E qui entra in campo l’Nrd dell’università di Sassari, capofila di 5 parter divisi tra Spagna, Tunisia, Palestina, Giordania e il Centre International de Hautes Études Agronomiques Méditerranéennes, con base all’istituto agronomico mediterraneo di Bari. Il piano è di creare una serie di progetti pilota (4 in Tunisia, 1 in Palestina, Giordania e Spagna, e una in Sardegna, ad Arborea) per trovare il modo di recuperare le “acque non convenzionali” (come i reflui fognari o le acque uscite dai depuratori) e recuperarle a fini agricoli, abbassando l’eccessivo utilizzo delle fresh water (acque superficiali e sotterranee) con il loro prelievo che arriva a superare anche di due volte il tasso della loro ricarica naturale.

Agricoltura. Essenziale per il successo del progetto, cofinanziato lo scorso settembre, il coinvolgimento di aziende agricole, che riutilizzeranno le acque trattate dagli impianti per l’irrigazione di circa 45 ettari di oliveti, foraggere, alberi da frutto e piante ornamentali. Circa 50 tecnici saranno impegnati in attività sul campo e di formazione.

Arborea. Particolare interesse riveste proprio il progetto ideato per la Sardegna, che si svolgerà in un sito pilota di circa un ettaro nel cuore della “zona vulnerabile da nitrati”, unica nell’Isola.

Nitrati. Un problema noto, causato dai liquami di origine zootecnica che contaminano le falde freatiche, che “Menawara” proverà a risolvere testando sistemi di “managed aquifer recharge”, una sorta di “ricarica” artificiale delle falde con l’acqua dell’idrovora di Luri che il consorzio di bonifica attualmente butta a mare.

L’idrovora. Un sistema innovativo quanto facilmente riproducibile che, in larga scala e affiancato da altre azioni, potrebbe abbassare la percentuale di nitrati nell’acqua liberando tutta la zona dal pesante giogo della “direttiva nitrati” che pesa sulle produzioni aumentando i costi di oltre il 10 per cento.

Comunità. Solo un esempio delle infinite possibilità che i progetti pilota di Menawara mettono in campo. Con fini decisamente ambiziosi. Benché il progetto abbia, a prima vista, un carattere prettamente tecnico, uno degli obiettivi di Menawara è coinvolgere, sin dalle prime fasi, la popolazione residente nelle aree in cui saranno installati gli impianti pilota, perché i risultati di progetto possano essere condivisi, accettati e trasferiti alle comunità locali. Menawara si rivolgerà ad una platea di circa 4.200 potenziali utilizzatori che, grazie agli impianti pilota, potranno avere accesso a risorse idriche di maggiore qualità. Andando dunque oltre al semplice vincolo di progetto pilota e iniziando a configurarsi anche come prima soluzione dei problemi.

Comunication manager. Particolare anche l’articolazione del progetto che, al fianco del project manager e del financial manager, prevede anche un “comunication manager con il compito di raccontare il progetto nel suo dispiegarsi, servendosi dell’esperienza di vita in prima persona di alcuni dei protagonisti scelti sui territori.

Le opportunità. Poi le solite, importanti, ricadute accademiche e lavorative a cui Nrd ha ormai abituato: il progetto aprirà a Sassari un’opportunità di lavoro altamente qualificato per cinque laureati, oltre che di formazione per studenti e dottorandi di ricerca, oltre che dare luogo a una serie di pubblicazioni scientifiche.

Kick off meeting. Per fare il punto sul progetto il prossimo 28 novembre ci sarà il kick-off meeting a Gammarth, in Tunisia. Interverranno tra gli altri il ministro tunisino degli Affari locali Awatef Laarbi Messii, l’ambasciatore in Tunisia Lorenzo Fanara, il rettore Massimo Carpinelli. A raccontare il progetto Alberto Carletti dell’Ndr dell’Uniss e Rouala Khadra dello Iamb.

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