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Sassari

Bimbo morì di polmonite, due medici di Ozieri a giudizio

di Luca Fiori
Bimbo morì di polmonite, due medici di Ozieri a giudizio

Le dottoresse non avrebbero riconosciuto i sintomi. Il piccolo, 17 mesi, venne dimesso e spirò dopo poche ore

22 gennaio 2020
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SASSARI. Una polmonite infettiva a focolai disseminati scambiata per una tonsillite acuta. Un grave errore di valutazione che portò a fine febbraio di due anni fa ad eseguire – secondo le accuse – scarsi accertamenti su un piccolo paziente di 17 mesi e la somministrazione di una cura inefficace che portarono a conseguenze drammatiche.

Per la Procura di Sassari, Gian Piero Corrò il bimbo di Alà dei Sardi morto a febbraio del 2018, avrebbe potuto salvarsi se i medici avessero riconosciuto – e quindi trattato adeguatamente – i sintomi (febbre molto alta e tosse) che presentava quando i suoi genitori lo portarono al pronto soccorso dell’ospedale “Segni” di Ozieri.

Ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare Carmela Rita Serra ha rinviato a giudizio le due dottoresse – una in servizio al pronto soccorso del “Segni” e l’altra in Pediatria – che visitarono il bambino. Per il sostituto procuratore della Repubblica, Enrica Angioni, titolare dell’inchiesta, i due medici non approfondirono i sintomi presentati dal piccolo e non raccolsero né valorizzarono in modo adeguato i dati anamnestici.

Ieri mattina durante l’udienza i familiari del bambino (rappresentati dagli avvocati Sergio Milia e Maria Claudia Pinna) hanno rinunciato alla costituzione di parte civile nel processo – che si celebrerà a fine marzo davanti al giudice monocratico Elena Meloni – e annunciato una richiesta risarcitoria in sede civile.

L’Ats Sardegna chiamata in giudizio proprio dai legali della famiglia e rappresentata dall’avvocato Nicola Satta a questo punto è uscita dal processo.

Secondo le accuse della Procura le due dottoresse, difese dagli avvocati Paolo Spano, Marco Peralta e Giuseppe Bassu, avrebbero dovuto disporre il ricovero. «Se si fosse attuato – hanno scritto i periti incaricati dalla titolare dell’inchiesta – il trattamento del quadro clinico poi manifestatosi sarebbe stato immediato e specifico. E soprattutto – hanno aggiunto nelle conclusioni della perizia il medico legale Francesco Lubinu, l’anatomopatologo Antonio Cossu e l’infettivologa Maria Stella Mura – si sarebbe somministrata l’ossigenoterapia e quant’altro utile, modificando la prognosi e probabilmente scongiurando l’esito infausto. Il danno anatomico riscontrato a livello polmonare non era incompatibile con un esito favorevole di un trattamento appropriato e tempestivo».

L’infezione polmonare aveva fermato il cuoricino di Gian Piero Corrò poche ore dopo essere stato visitato e poi rimandato a casa. Al momento dell’ingresso in ospedale il bimbo aveva infatti una percentuale molto bassa di ossigeno nel sangue, la febbre alta da alcuni giorni e difficoltà respiratorie. Tutti sintomi che – secondo la pm Angioni – avrebbero dovuto convincere le dottoresse che lo visitarono a ricoverarlo o a disporre un trasferimento d’urgenza nel reparto di Pediatria di Sassari. Gian Piero Corrò venne invece dimesso con una terapia antibiotica e antipiretica, ma poche ore dopo morì a casa nonostante il disperato tentativo dei medici del 118 di rianimarlo e far tornare a battere il suo piccolo cuore.

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