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Sassari

Contesta l’esproprio per la Sassari-Olbia e blocca il cantiere di Ardara

Nadia Cossu
Un cantiere per la strada 4 corsie Sassari Olbia, immagine di repertorio
Un cantiere per la strada 4 corsie Sassari Olbia, immagine di repertorio

Un 66enne di Nughedu chiude l’accesso al suo terreno diviso in due dalla 4 corsie: ho subìto danni pari a 384mila euro 

06 febbraio 2020
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SASSARI. Accesso vietato, in quel terreno di Ardara non si passa.

Ieri mattina gli operai di uno dei cantieri della Sassari-Olbia – che a un certo punto hanno anche “minacciato” di chiamare i carabinieri – hanno loro malgrado dovuto incrociare le braccia. A chiudere l’ingresso ai mezzi dell’impresa è stato il proprietario del terreno, un allevatore di Nughedu San Nicolò. Esasperato per le promesse mancate.

Le sue pecore bevevano acqua con fango, pascolavano sempre nel medesimo appezzamento di terreno e da quando sono cominciati i lavori del primo lotto della quattro corsie, Antonio Sulas, 66 anni, ha avuto un calo drastico della produzione: «Mi sono morte una settantina di pecore. L’Anas non ha mantenuto le promesse che aveva fatto, ora basta. A queste condizioni nel mio terreno non si entra».

Un lotto, quello del pastore di Nughedu, destinatario – insieme a un’altra cinquantina – della procedura di esproprio disposta nell’ambito dei lavori per la realizzazione della Sassari-Olbia. L’azienda è stata divisa letteralmente in due sezioni dalla nuova strada. Con interclusione della zona nord che risulta priva di accesso e sostanzialmente chiusa. Una porzione, però, considerata di vitale importanza per la sopravvivenza, la gestione e la cura del patrimonio zootecnico di Sulas. «Mi avevano detto che il mio era un caso speciale – spiega l’allevatore che si è rivolto all’avvocato Pietro Fresu per farsi tutelare – Questo lasciava intendere che avrebbero prestato un’attenzione particolare alla mia situazione. E invece tutti gli impegni presi all’inizio, ad esempio il fatto che avrei avuto sempre garantito il passaggio, non sono stati rispettati».

Antonio Sulas a ottobre del 2019 ha nominato un tecnico di fiducia perché eseguisse una perizia per determinare l’indennità degli immobili da espropriare a seguito dei lavoro. Secondo l’Anas, infatti, gli sono dovuti 150mila euro ma l’allevatore di Nughedu al momento non ha visto un centesimo. Anche perché l’offerta “al rialzo” che gli è stata prospettata in seguito ai danni subìti dall’allevamento l’ha rispedita al mittente.

Il suo perito di fiducia, l’agronomo Daniele Giovanni Berardo, ha infatti studiato con grande scrupolo la situazione e ha presentato un dossier dettagliato che ha quantificato la stima dell’importo che spetterebbe all’allevatore per l’esproprio. Si parla di 384.795,27 euro. Per il momento. Cifra quindi superiore di oltre il doppio rispetto a quella proposta dall’Anas.

«Non farò passare nessuno neanche oggi – annuncia Sulas – Basta parole, ora voglio vedere i fatti».

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