La Nuova Sardegna

Sassari

Femminicidio ad Alghero, il piano di Farci per impadronirsi dei soldi di Speranza

Luca Fiori
Femminicidio ad Alghero, il piano di Farci per impadronirsi dei soldi di Speranza

I prelievi di denaro iniziati lo stesso giorno della sua morte. Ieri la donna avrebbe compiuto 50 anni

26 febbraio 2020
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ALGHERO. Non ha trovato pace neanche il giorno del suo compleanno. Speranza Ponti, la donna originaria di Uri, uccisa ad Alghero il 6 dicembre scorso e poi gettata in un cespuglio alla periferia di Alghero, ieri avrebbe compiuto 50 anni.

Ma neanche ieri – a quasi tre mesi dalla sua morte e poco meno di uno dal ritrovamento del suo corpo in stato di decomposizione – si sono potuti celebrare i funerali. Gli inquirenti non hanno ancora completato gli accertamenti affidati agli specialisti del Ris di Cagliari per capire in che modo la donna sia stata uccisa.

Gli uomini del reparto investigazioni scientifiche hanno infatti già escluso che Speranza si sia tolta la vita nel modo descritto da Massimiliano Farci, il fidanzato 53enne, già condannato all’ergastolo per un omicidio commesso nel 1999 e dal 2017 in semi libertà.

Messo alle strette dai carabinieri della compagnia di Alghero, il 30 gennaio scorso l’uomo ha raccontato di aver trovato la fidanzata impiccata all’interno della abitazione di via Vittorio Emanuele. Ma durante i sopralluoghi i Ris non hanno trovato alcuna traccia di sfregamento sullo stipite, nemmeno nella parte opposta della maniglia. E tanto meno segni di cedimento delle cerniere della porta a vetri. Gli investigatori, guidati dal capitano Pietro Barrel, sono convinti invece che a uccidere Speranza sia stato proprio il fidanzato, ossessionato dai soldi che la donna aveva sul conto concorrente postale.

Sono stati proprio i prelievi effettuati da Farci con il bancomat della vittima – il primo lo stesso giorno della morte di Speranza – a convincere gli inquirenti che l’uomo sapesse molto di più di quello che aveva raccontato ai carabinieri subito dopo la scompara della fidanzata. Ai familiari della 50enne e ai militari l’uomo – che grazie al regime di semi libertà aveva aperto una pizzeria ad Alghero – aveva detto che Speranza lo aveva lasciato ed era partita. A insospettire gli inquirenti era stata però la sua inspiegabile indifferenza davanti all’improvvisa scomparsa della donna che da un anno e mezzo si era trasferita da Genova ad Alghero per lui.

Oltre all’indifferenza – dall’ordinanza di 28 pagine firmata dal giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu – emergono tutta la freddezza e la spregiudicatezza di Farci, concentrato da subito sul denaro della vittima. «Quando ho trovato Speranza impiccata dentro casa – ha detto l’uomo durante l’interrogatorio davanti al sostituto procuratore Beatrice Giovannetti il 30 gennaio scorso – volevo io stesso togliermi la vita».

Una delle tante affermazioni che non trovano riscontro nelle azioni compiute dall’ergastolano dal 6 dicembre in poi, giorno della scomparsa di Speranza. Il giorno successivo Farci manda un messaggio al suo agente assicurativo e il 9 dicembre lo incontra nella sua pizzeria per comunicargli di voler modificare il beneficiario di una polizza assicurativa, sostituendo il nome della fidanzata con quello di suo figlio, avuto da una precedente relazione. L’ennesimo sfregio a Speranza i cui familiari, assistiti dall’avvocato Stefano Carboni, chiedono solo di poter dare quanto prima una sepoltura alla loro cara.

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