La Nuova Sardegna

Sassari

Aspiranti docenti sotto il diluvio

di Salvatore Santoni
Aspiranti docenti sotto il diluvio

Quaranta insegnanti in cerca di una cattedra costretti ad attendere la chiamata tra pioggia e fango

26 settembre 2020
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SASSARI. Che per fare gli insegnanti in tempi di Covid ci voglia un fisico bestiale non è scritto da nessuna parte. Ma c’è qualcuno che ultimamente potrà vantare con i propri studenti di aver superato una prova in stile Survivor. Chiedete a quei quaranta aspiranti per le cattedre a tempo determinato che seguono le chiamate dalle finestre dell’ufficio scolastico provinciale. Le norme anti contagio hanno infatti blindato lo stabile e i funzionari non si sono fatti intenerire nemmeno ieri mattina, quando i candidati sono stati colti di sorpresa da un temporale.

Un “niet” categorico che nei giorni scorsi è stato servito anche a chi ha rischiato di farsela addosso. Ecco perché in un attimo si è passati dalla bufera meteo a quella di protesta. È successo tutto poco dopo le 9, quando è venuto giù uno scroscio d’acqua che sembrava non finire mai. E quindi hanno cominciato ad aprirsi alcuni ombrelli e chiudersi molti cappucci. Un gruppo è letteralmente scappato per rifugiarsi sotto al porticato di ingresso, mentre i più coraggiosi sono rimasti a piantonare le finestre-sportello. Sì, perché al riparo degli uffici le voci dei funzionari continuavano a chiamare gli appelli come niente fosse. Alla fine anche i più irriducibili si sono dovuti arrendere. Il risultato? Una quarantina di persone fradice e imbufalite hanno cominciato ad alzare la voce chiedendo un trattamento appena più dignitoso. Nonostante le proteste la richiesta di accedere a una delle tante sale dell’edificio è stata respinta senza appello. E così quelle persone arrivate da ogni angolo della provincia, sono rimasti in balia della bufera. C’erano anche i riservisti, i candidati appartenenti alle cosiddette categorie protette, alcuni anche con la 104. Tradotto: invalidi. Ma le norme anti Covid non fanno prigionieri: le porte dell’ufficio scolastico sono rimaste chiuse anche a loro.

«Sentivo il fiato degli altri addosso – racconta un’aspirante docente – e non capisco perché ci hanno trattato in questo modo. Nei giorni scorsi si è creata una situazione particolare con persone che avevano bisogno di entrare in bagno e gli è stato negato l’accesso alla struttura nonostante l’evidente stato di necessità». Insieme alla chiamata, nei giorni scorsi gli aspiranti insegnanti hanno ricevuto una comunicazione, una sorta di circolare che informava delle rigide direttive cui attenersi. Punto primo, l’edificio è blindato. Poi bisogna stare a distanza, usare la mascherina, sanificarsi le mani, portarsi la penna da casa e attrezzarsi contro «possibili fenomeni metereologici».

Come se non bastasse, ci sono stati problemi logistici con le diverse code per gli incarichi. In pratica le finestre da dove i funzionari dell’ufficio facevano l’appello degli aspiranti erano troppo distanti per permettere di sentire la chiama a chi voleva concorrere a più classi di concorso. Tipo quelle di lingua: se una persona preparata sia in francese sia in inglese voleva giocarsi entrambe le opportunità, poteva seguire solo un appello, risultando assente nell’altro. Una stortura che, purtroppo, si è verificata anche nei giorni scorsi. Ieri, dopo vigorose proteste, l’ufficio ha deciso di metterci una pezza utilizzando due “sportelli” – le finestre – affacciati sullo stesso piazzale.

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