La Nuova Sardegna

Sassari

A casa dopo il tirocinio «Noi, una risorsa sprecata»

di Nadia Cossu
A casa dopo il tirocinio «Noi, una risorsa sprecata»

La protesta dei laureati che hanno lavorato per un anno negli uffici giudiziari «I concorsi sono sospesi e rischiamo di buttare al vento le competenze acquisite»

16 ottobre 2020
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SASSARI. Hanno lavorato negli uffici giudiziari fianco a fianco ai cancellieri, hanno imparato e poi messo in pratica con grande serietà le competenze acquisite durante l’anno. E soprattutto hanno dato un contributo fondamentale all’attività del tribunale ordinario, della corte d’appello, dei tribunali di sorveglianza e dei minori, tanto per citare alcune realtà. Ma la loro esperienza è finita (qualcuno terminerà la prossima settimana) e rischiano di buttare al vento tutto quello che hanno appreso, considerato che i concorsi sono sospesi.

Si parla dei tirocinanti del “distretto corte d’appello di Sassari”, preziosissime risorse per i dipendenti degli uffici costretti a lavorare in affanno a causa della carenza di personale. E ora vedono andare via anche chi ha dato loro una grossa mano.

A luglio dell’anno scorso sono stati avviati i tirocini destinati ai giovani laureati in materie giuridiche ed economiche da svolgersi negli uffici giudicanti di tutta la Sardegna, per un totale di 103 posti, nello specifico 23 nel distretto di Sassari. Si tratta di convenzioni stipulate tra l’Aspal (Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro) e la corte d’appello di Cagliari e Sassari e segnano una novità in quanto sono i primi tirocini regionali che si sono svolti in una pubblica amministrazione.

Il bando parla chiaro: il tirocinio è finalizzato all’acquisizione di nuove competenze in ambito giudiziario e, di conseguenza, a facilitare l’inserimento lavorativo. Questo significa che il tirocinio non costituisce un rapporto di lavoro ma un’esperienza pratica in affiancamento a un tutor (e infatti non è prevista alcuna retribuzione ma solo un’indennità mensile di 450 euro). In ogni caso un’ottima opportunità per crescere rapportandosi alle pratiche di cancelleria e agli uffici giudiziari in generale con la speranza – perché questo va sottolineato – di poter avere una chance in più nel mercato del lavoro. Eppure, terminato il periodo, vanno tutti a casa e le competenze che potrebbero essere invece ben spese finiscono chiuse in un cassetto. E intanto le cancellerie affogano tra le carte.

Si verifica una contraddizione perché il Ministero della giustizia investe sì sulla formazione dei tirocinanti ma in realtà spreca risorse dal momento che alla fine del periodo pattuito gli stessi tornano a casa senza alcun titolo spendibile. Tanto è vero che lo stesso ministero nel bandire posti messi a concorso per figure attinenti alle mansione svolte dai tirocinanti non riconosce punteggi ulteriori a chi ha lavorato proficuamente nelle cancellerie e, per assurdo, lo riconosce a chi ha svolto lo stage di affiancamento al magistrato, esperienza sicuramente altamente formativa ma che non riguarda il funzionamento degli uffici.

Le pubbliche amministrazioni per assumere personale devono bandire dei concorsi pubblici, ma è anche vero che a fronte di situazioni critiche – e quella di questo momento lo è sicuramente – possono intervenire anche con strumenti differenti.

Silvia, Claudia, Rita e Giulia sono alcune delle tirocinanti di Sassari che hanno terminato la loro esperienza. «Ringraziamo gli uffici per averci ospitato e per averci insegnato tanto». Lo dicono col magone, perché avrebbero voluto sfruttare al massimo il bagaglio accumulato in un anno di “lavoro”. Non si sono tirate indietro neppure in piena pandemia, a marzo. Anche se l’Aspal non ha riconosciuto loro quelle giornate. Proprio l’Agenzia che dovrebbe tutelare i giovani disoccupati e favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro.

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