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Sassari, stalking e minacce all’ex marito: «Ti faccio perdere il lavoro»

Sassari, stalking e minacce all’ex marito: «Ti faccio perdere il lavoro»

Al processo rievocata la pesante situazione che si era creata

19 febbraio 2021
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SASSARI. Era persino riuscita a fare in modo che la minaccia che era solita rivolgere al proprio marito si concretizzasse: «Vedrai, ti faccio perdere il posto di lavoro». Ed effettivamente lui, guardia giurata sassarese, era stato sospeso dal servizio. Era stato sufficiente che lei lo denunciasse perché una volta non aveva versato l’assegno di mantenimento per la loro figlia minorenne. Lui, esasperato, l’aveva minacciata: «Tanto ti ammazzo prima o poi, la casa te la tolgo». E così si erano denunciati a vicenda. Gli era stata tolta l’arma ed era stato sospeso dal servizio. Il suo avvocato difensore, Antonio Secci, aveva presentato ricorso in prefettura ed era stato reintegrato.

Ma la posizione più pesante e i reati più gravi vengono sono contestati alla donna, una sassarese di 42 anni, accusata – oltre che di maltrattare la figlia – anche di stalking nei confronti dell’ex marito e dei suoceri che avrebbe anche minacciato di morte. Ieri mattina davanti al giudice Sergio De Luca doveva essere sentita la persona offesa ma non era presente e l’udienza è stata aggiornata a giugno.

Tra i vari episodi che hanno fatto finire la donna a processo ce n’è uno che rende bene l’idea di cosa fosse diventato il rapporto tra marito e moglie, ormai ex. Lei era cioè arrivata a scrivere su un quaderno che si trovava all’interno di una lavanderia – dove l’uomo era solito servirsi e nella quale andavano moltissimi clienti – questa frase: «Cerco ragazza per serate romantiche, sono carino, sex e con moltissimi soldi...», aveva poi inserito professione e luogo di lavoro, nome e numero di telefono, e aveva aggiunto: «Contattatemi, vi prego. Sono un ragazzo serio di buona famiglia, separato». Per questa ragione la Procura le ha contestato anche la violazione di quanto disposto dall’articolo 23 del decreto legislativo 196/2003 in riferimento al trattamento dei dati personali senza il consenso espresso dell’interessato, trattandosi di dati sensibili. E nel biglietto lasciato in lavanderia i dati sensibili c’erano tutti: nome, numero di telefono, età, professione, addirittura anche il luogo di lavoro. Poi c’è la diffamazione perché avrebbe «diffamato l’ex marito su Facebook attraverso la pubblicazione di frasi e messaggi dal contenuto denigratorio». Inoltre, sia telefonicamente che con messaggi, «proferiva asserzioni false sui comportamenti e sull’operato dell’uomo affermando falsamente di essere minacciata di morte dall’ex».

In un’altra circostanza l’imputata, sempre stando alle accuse, aveva minacciato al telefono l’ex dicendogli che «avrebbe nascosto della sostanza stupefacente nella stanza dell’abitazione familiare dove lui era rimasto a vivere, al solo scopo di “metterlo nei guai”». Più volte, inoltre, avrebbe richiesto «pretestuosamente» l’intervento delle forze dell’ordine e sporto denunce e querele nei confronti dell’ex coniuge. (na.co.)

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