La Nuova Sardegna

Sassari

La casa all’asta ora è del parroco

di Luigi Soriga
La casa all’asta ora è del parroco

Palmadula, padre Moretti 7 anni fa si era aggiudicato l’alloggio: sgombero per le anziane proprietarie

07 aprile 2021
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SASSARI. La lettera dell’ufficiale giudiziario, a febbraio, ha spazzato ogni speranza. Due mesi dopo è arrivato il momento di dire addio per sempre alla casa di Palmadula dei nonni, quella dove la famiglia Massetti-Zara era nata e cresciuta, dove i nipoti, che ora hanno superato gli anta, hanno lasciato i ricordi della propria infanzia. Paola, 83 anni, ha provato a puntare i piedi e resistere. È scoppiata a piangere, poi si è sentita male, e alla fine con la sorella Anna, anche lei ultraottantenne, si è dovuta arrendere, chiudendo per l’ultima volta la porta della sua casa e di una parte importante della sua vita. Il nuovo proprietario, dopo sette anni dall’acquisto, ha preso possesso del bene acquistato all’asta, rilancio dopo rilancio, per 80mila euro. Una compravendita che nella piccola frazione di 300 anime, nel settembre del 2014, ha fatto scandalo: perché l’investitore immobiliare non era un compratore qualunque, ma padre Alberto Azzeris Moretti, ovvero il parroco di Palmadula. Tutti, nel minuscolo centro abitato, sapevano di quella casa finita all’asta giudiziaria. Niente di che, una manciata di metri quadrati segnati dal tempo, un terreno zeppo di erbacce. Ma per le due anziane sorelle quei mattoni erano pezzetti di cuore. «Era di babbo veniva qui a piedi dall’Argentiera». E loro prima hanno continuato ad abitarci, e poi, con l’avanzare dell’età, si sono trasferite in alloggi più confortevoli. Ma al piano terra della casetta di Palmadula hanno continuato a gestire il bar, almeno sino a quando il Covid non ha fatto calare la serranda come una mannaia. Normale che a quell’asta, tra i compaesani, non si fosse presentato mai nessuno. Perché chi nella borgata avrebbe mai avuto il coraggio di fare un simile torto?

Eppure dal curatore fallimentare sette anni fa si è presentato un acquirente del tutto inaspettato. «Quando l’ho visto non volevo credere ai miei occhi – dice Luca Massetti, figlio di Anna – era padre Alberto Azzeris Moretti, il nostro parroco». Nella sua busta chiusa c’erano 55 mila euro, contro i 35 della famiglia Massetti-Zara. L’asta è partita proprio da quella cifra, e con 7 rilanci pesanti il sacerdote si è aggiudicato il bene per 80mila euro. I diretti concorrenti si sono arresi a 71mila. «Mai ci saremmo aspettati una cosa simile dal nostro prete», dicono i fratelli. E padre Moretti aveva replicato in maniera categorica: «Io mi sono presentato a quell’asta in qualità di privato cittadino, non di sacerdote, e come privato cittadino ho il diritto di investire i miei soldi come meglio ritengo. Senza dare spiegazioni a nessuno. Da quel rudere realizzerò una residenza per anziani che in futuro donerò alla diocesi». E anche adesso che è diventato proprietario a tutti gli effetti, il progetto resta in piedi: «Non ho cambiato assolutamente idea, realizzerò quella residenza per anziani». In questi anni la famiglia Massetti non si è affatto rassegnata. Con gli avvocati hanno cercato di resistere all’acquisizione fallimentare, poi hanno cercato invano una transazione per riprendere possesso del bene, dopodiché Luca Massetti, non sapendo più a che santo affidarsi, ha pensato di bussare molto in alto, direttamente da Papa Francesco. Ha preso carta e penna e ha scritto: «Mi rivolgo a lei dopo aver letto una sua frase sul giornale l’Avvenire: “preti e suore siano liberi da idolatria di potere e denaro”». Nessuna risposta dal Vaticano, e allora Luca Massetti abbassa l’asticella. Parla con l’allora vescovo Paolo Atzei, ma l’acquisto dell’immobile procede. Chiede solidarietà ai politici, ma nessuno si espone. Organizza raccolta di firme a Palmadula: inutile. Poi, quando non c’è più monsignor Atzei e lo sostituisce il vescovo Gian Franco Saba, porta ancora una volta questa singolare vicenda all’attenzione della curia. Il risultato non cambia. «Sappiamo che da un punto di vista giuridico acquistare un bene all’asta non costituisce reato – dicono i fratelli Massetti – ma è sul versante etico che il gesto secondo noi può essere discutibile. È morale utilizzare il potere del denaro per calpestare i sentimenti della gente? Comprare un bene all’asta è antipatico per una persona comune, figuriamoci se a concludere l’affare è un sacerdote, cioè una guida spirituale che dovrebbe dare sempre il buon esempio di carità cristiana».

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